Quando il cibo diventa Halal: la tendenza del settore

Intervista ad Annamaria Aisha Tiozzo

Per religione, per etica o per moda il mercato dei cibi Halal è in forte crescita come conferma il trend del settore che vede, da un lato, una domanda sempre maggiore e, dall’altro un’offerta completa che coinvolge quasi tutte le categorie alimentari compreso il beverage.

Un business che solo nel 2018 è stato valutato 1,3 miliardi di dollari, arrivando addirittura alla cifra di 2,3 miliardi includendo il settore dei cosmetici, farmaci e turismo Halal.

In particolare, la richiesta di cibi certificati Halal arriva soprattutto dai fedeli mussulmani, ma recentemente ha visto un forte interesse anche da coloro che seguono uno stile di vita etico, indipendente dal credo religioso.

Un nuovo mercato per le aziende alimentari – molte alla ricerca di certificazioni per i loro prodotti e, allo stesso tempo, per il settore ristorativo italiano l’opportunità di soddisfare le esigenze di un ampio pubblico e sfruttare le potenzialità di questo mercato Halal.

Chi è Anna Maria Tiozzo

Annamaria Tiozzo foto profiloPresidente WHAD ente di Certificazione Halal Italiano.
Consulente di marketing islamico, membro di commissioni internazionali per lo sviluppo di standard Halal, Anna Maria Tiozzo ha tenuto seminari in Università nazionali e internazionali sui temi del marketing islamico, della finanza islamica e sull’applicazione degli stessi al commercio internazionale. Presidente di Confassociazioni International con delega ai Paesi Arabi, è stata Presidente dal 1998 al 2006 di ATS legal, scuola di preparazione al concorso per Uditore Giudiziario con sede presso la Facoltà di Giurisprudenza di Ferrara, e dal 2007 è titolare di WHAD World Halal Development, azienda che si occupa di creazione, certificazione (Halal) e distribuzione di prodotti e servizi dedicati ai mercati islamici. Nel 2016 la guida Isfin – Forbes l’ha inserita tra le 500 persone più influenti a livello mondiale nell’economia islamica.

Dott.ssa Tiozzo, che cosa significa Halal?
Il termine Halal rimanda a tutto ciò che è lecito (traduzione di Halal dall’arabo) per il credente musulmano. Quando rapportato al cibo, si riferisce alle prescrizioni alimentari islamiche.

Tutte le religioni (ed anche molte scuole filosofiche) prevedono prescrizioni alimentari. Ciò che contraddistingue quelle islamiche, e quelle ebraiche, è che esse sono state codificate in disciplinari che hanno dato vita a vere e proprie certificazioni di processo e di prodotto: la certificazione Halal e quella Kosher.

A quali prodotti alimentari si applica?
Per molto tempo la certificazione Halal è stata associata solamente alla carne e al metodo di macellazione. Solo dal 2005, quando sono stati pubblicati i primi standard internazionali di certificazione Halal (Brunei, poi Malesia e via via Sud Est Asiatico, Medio Oriente, Nord Africa e paesi non OIC- n.d.r. Organization of the Islamic Co-operation – Organizzazione della Cooperazione Islamica) l’evoluzione è stata inarrestabile e ha riguardato dapprima i prodotti a base di carne, poi tutti gli alimenti e il beverage senza distinzioni.

Questo perché la certificazione Halal non riguarda solamente la singola ricetta o formula, ma tutto il processo di produzione (per verificare la possibile contaminazione con sostanze dubbie o illecite). Si spinge oltre, considerando un “prima” (eticità dell’azienda, filiera totale) e un “dopo” (promozione, pubblicità, posizionamento del prezzo).

Per questi motivi, il 30% dei consumatori di questi prodotti non professano la fede islamica: sono semplicemente attratti dalla filosofia di qualità, tracciabilità ed etica che essi devono rispettare.

Cibo Halal

Qual è il mercato di riferimento per i prodotti Halal a livello internazionale e italiano?
Difficile parlare di un solo mercato di riferimento. Un quarto della popolazione mondiale professa la fede islamica, indipendentemente dalla nazionalità e dalla geografia. Vi sono mercati, come quelli del Sud Est Asiatico, che hanno fatto della certificazione Halal un vero e proprio brand. Ciò ha permesso di esportare i loro prodotti in tutto il mondo.

I mercati arabi propriamente detti hanno emanato standard Halal solo dopo il 2012, ma l’importanza dell’Halal per la vendita in questi Paesi è indiscussa. Il Pakistan, per esempio, ha recentemente diminuito l’importazione di prodotti non certificati Halal e i mercati del Nord Africa hanno adottato nuovi standard e misure di controllo, anche doganali.

Tuttavia sorprenderà sapere che il prodotto certificato Halal italiano ha un mercato di sbocco numericamente più interessante di tutti questi: l’Europa. A livello italiano è importante comprendere che Halal riguarda la liceità del prodotto, diversa cosa sono poi i gusti e le preferenze del consumatore che dipendono anche dall’etnia, dalle tradizioni, dalla storia familiare di migrazione ed adattamento.

Nell’edizione appena conclusasi di Tuttofood Milano, WHAD, ente di certificazione Halal italiano, ha presentato il progetto “l’Halal nella grande distribuzione italiana ed europea e negli altri canali di- stributivi”, commentando anche i dati (forniti da WHAD, da DOXA osservatorio
nuovi italiani e da ETNOCOM) sui trend di consumo delle famiglie musulmane in Italia.

Quali sono i trend di questo mercato?
Interessante è il trend di crescita dei prodotti Halal che supera di gran lunga quello di qualsiasi altro settore: +12% e in costante crescita dal 2009. Ovviamente, con differenze nei diversi settori: salgono il consumo di carne Halal e quello del pesce (obbligatoria la certificazione Halal su quello di allevamento, a causa del mangime) segue quello di verdure processate e piatti pronti, ma rimane basso quello dei surgelati che conferma comunque una crescita interessante (+7%).

Altro dato rilevante riguarda la propensione del consumatore musulmano a sopportare un aumento di prezzo, che raggiunge il suo massimo nei prodotti per bambini: omogeneizzati, latte in polvere e caramelle in testa, a patto che il prodotto sia correttamente certificato Halal.

Lei è Presidente della WHAD, centro di certificazione Halal italiano. Come aiutate le aziende nell’ottenimento della certificazione?
Nel 2007, WHAD è stato il primo ente di certificazione Halal a costituirsi in Italia secondo le normative internazionali. Da allora abbiano certificato aziende alimentari, cosmetiche, farmaceutiche che oggi esportano in tutto il mondo.

L’ente di certificazione è una figura imparziale che valuta un percorso che l‘azienda ha intrapreso per la produzione e tracciabilità del prodotto Halal.

Il più grande aiuto che un ente di certificazione Halal possa fornire è quello di trasmettere a tutte le risorse aziendali due cose:
• informazioni precise sulle procedure e sugli standard
• l’etica e la ratio alla base delle prescrizioni alimentari islamiche: senza è difficile implementare qualcosa che non si comprende.

Halal

Quali sono i consigli e le opportunità per chi vuole aprire un ristorante Halal oppure per le attività ristorative esistenti che intendono introdurre cibi Halal?
Dal 2015 il nostro ente propone un programma denominato Italia Bayti (Italia Casa Mia, Italia ospitale) che si occupa di formazione, rating e inserimento nei pacchetti turistici dedicati al cliente arabo e musulmano ristoranti, catering e alberghi.

Si consideri che l’Italia è la prima meta turistica desiderata per i viaggiatori arabi, ma nel 70% dei casi viene scartata per un problema di tipo alimentare: non siamo considerati in grado di poter far fronte alle esigenze alimentari di chi ha prescrizioni dettate dalla fede.

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