Plastic Free Certification, eliminare la plastica dal tuo ristorante è possibile!

Abbiamo intervistato Giuseppe Sarua Cinquegrana, direttore di Plastic Free Certification

Dati alla mano: la produzione e il consumo di plastica

“Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti. I dati sulla produzione della plastica sono in continua crescita e sono impressionanti: l’Asia produce la metà di tutta la plastica nel mondo, stimata nel 2016 a 335 milioni di tonnellate (1). Seguono l’Europa e il Nord America. Qualche esempio: 5 bilioni di buste e un milione di bottiglie al giorno (2). In Italia, invece, vengono annualmente consumati oltre due milioni di tonnellate di imballaggi di plastica” dichiara Giuseppe Sarua Cinquegrana.

Come nasce Plastic Free Certification?
Plastic Free Certification nasce dall’incontro di varie esperienze e competenze, accomunate dalla sensibilità ambientalista e dalla volontà di creare degli strumenti utili per decongestionare certi meccanismi diventati insostenibili per i nostri stili di vita.
Dopo mesi di discussioni e incontri, il nucleo fondatore di questo nuovo progetto, che ha come obiettivo quello di eliminare l’uso della plastica monouso in ogni settore, sfocia nell’ottobre del 2019. La start up innovativa basata sulla stesura del primo standard di livello internazionale è composta da un team che comprende tecnici europei, ricercatori, imprenditori ed esperti di formazione.

Dal 2021 la plastica monouso sarà vietata, anche se alcuni comuni d’Italia hanno già messo al bando questo materiale. Quali sono le alternative?
Dal 2021 alcuni prodotti in plastica monouso saranno vietati, ma le alternative sono in gran parte presenti da alcuni anni e andiamo in una direzione di miglioramento qualitativo dell’offerta. I materiali sostitutivi della plastica convenzionale sono quelli che definiamo compostabili, ovvero capaci di disintegrarsi in poche settimane per trasformarsi in compost (terriccio) tra cui possiamo citare la polpa di cellulosa, il legno, il cartoncino, le bioplastiche. Oppure i materiali “edibili” ovvero commestibili come ad esempio i piatti di crusca.

Nelle attività ristorative, l’utilizzo della plastica è molto frequente. Qual è il primo passo per una direzione plastic free?
Nelle attività di ristorazione, ma in generale per tutte le attività, il primo passo da compiere parte dallo studio dei processi per fotografare la situazione attuale ed essere in grado di valutare soluzioni in chiave ecologica.

E come la mettiamo con i fornitori?
Per tutte le realtà che richiedono una collaborazione a Plastic Free Certification per intraprendere un percorso plastic free, il nostro standard si articola in vari livelli che chiamiamo “grade”. Si parte dal più basso che evidenzia la volontà di iniziare con l’eliminazione della plastica monouso, fino a scalare i passaggi e formare sia il proprio personale, sia i propri fornitori, incidendo ed allargando questa contaminazione positiva anche all’esterno della propria attività.

Solitamente, quali difficoltà incontra il ristoratore in questo approccio plastic free?
Le difficoltà che incontra un ristoratore, ma in generale possiamo estendere a molti altri settori, è la mancanza di assistenza, informazioni e ricerca delle alternative. È per questo che PFC si è dotato di un Centro di Ricerca interno in modo da seguire i clienti, ed assisterli nella fase di cambiamento che è sempre la più delicata per tempo e cura da dedicare. Tempo che spesso, soprattutto le piccole aziende, non riescono a trovare.

Quali sono le altre attività promosse da Plastic Free Certification per aiutare le aziende alla lotta contro la plastica?
Plastic Free Certification promuove corsi di formazione, ricerca e test dei materiali, la creazione di un’app dedicata a comunicare la quantità di CO2 risparmiata, eventi di sensibilizzazione.

Il miglior ristorante al mondo 2019 (secondo la classifica World’s 50 Best Restaurants), il Mirazur di Mentone è stato il primo ristorante ad ottenere la certificazione plastic free al mondo. Cosa ci racconta di questa esperienza?
La nostra esperienza con il miglior ristorante del mondo, il Mirazur, si basa sulla forte relazione empatica avvenuta con il suo proprietario, lo chef Italo-Argentino Mauro Colagreco. Da tempo, aveva intrapreso un cammino verso la sostenibilità, dalla creazione del suo orto biodinamico, un vero esempio di sinergia tra piante, animali e smaltimento dell’organico nel rispetto dell’economia circolare; rispetto della pesca sostenibile evitando di cucinare pesci in via di estinzione; ricostruzione di una filiera di approvvigionamento locale. La prima presentazione ufficiale di Plastic Free Certification è avvenuta a Monaco nel novembre 2019 durante il World Chef Summit, quando la nostra amministratrice Zaira di Paolo, lo chef Mauro Colagreco e il sous chef Luca Mattioli, dal palco ne hanno annunciato la nascita.

Ad oggi, qual è il riscontro che avete ottenuto dal progetto?
Ad oggi il riscontro ottenuto ci arriva da ogni parte del mondo, in quanto l’emergenza plastica non conosce più luoghi che possono considerarsi al riparo. Ristoratori, ma diremo tutti noi sia nella funzione lavorativa ma anche in veste di consumatori, siamo tenuti ad agire responsabilmente per frenare ed invertire una gestione fuori controllo.

Plastica e Oceani

“Dai rapporti WWF, ogni anno circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica (pari a circa un terzo della loro produzione) finiscono dispersi e in gran parte negli oceani, creando un danno all’ecosistema stimato in otto bilioni di dollari ed un danno alla salute umana non ancora calcolabili per la portata inedita di questo problema. In media ogni italiano produce ogni 5 giorni 1 chilo di rifiuti plastici” afferma Giuseppe Sarua Cinquegrana.

Le microplastiche

Le microplastiche sono piccole particelle di plastica dal diametro compreso in un intervallo di grandezza che va dai 330 micrometri e i 5 millimetri. “Si calcola che stiamo attualmente già nuotando, respirando e mangiando, circa duemila frammenti di microplastica ogni settimana, l’equivalente di una carta di credito, le cui conseguenze nessuno ancora può prevedere in termini di impatto sulla salute umana” sostiene Giuseppe Sarua Cinquegrana.

Altra emergenza climatica: le emissioni di CO2

“Sempre secondo i rapporti del WWF” racconta Giuseppe Sarua Cinquegrana “al 2030 rischiamo che aumentino del 50% le emissioni di CO2 dovute alla plastica e triplichino quelle derivanti dal suo incenerimento. Le emissioni di CO2 sono alla base dell’emergenza climatica che stiamo vivendo e abbiamo una manciata di anni per cercare di contenere”.

Stop al monouso

“Il solo bando del monouso, eliminerebbe il 40% dei rifiuti in plastica. Se, invece, il contesto rimarrà immutato, entro il 2030 la plastica raddoppierà” afferma Giuseppe Sarua Cinquegrana.
 
1) fonte: Associazione Europea dei produttori di plastica
2) fonte: Wired


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