5 secondi? Tutta una bufala!

Alzi la mano chi non si è mai chinato per raccogliere il cibo cadutogli a terra. In quei casi il dilemma è sempre lo stesso: mangiarlo o cestinarlo? Per molti il più valido degli assiomi è quello dei “5 secondi”, ovvero il tempo massimo in cui il cibo può essere raccolto e mangiato senza timori perché non ancora contaminato da milioni di germi.
Tale regola (che chissà in quante occasioni ci ha evitato di sprecare cibo e di soddisfare comunque la nostra fame), però, sembra essere stata definitivamente smentita dalla scienza. Infatti, sulle colonne del New York Times è stato pubblicato un articolo riguardante  lo studio del dottor Donald W. Schaffner, microbiologo alimentare presso la Rutgers University nel New Jersey, che dimostra l’irrilevanza del tempo nell’attacco dei batteri: se si raccoglie un cibo da terra, con esso si raccolgono anche i germi.
 
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La ricerca del professor Schaffner è stata effettuata analizzando 2.560 misurazioni ottenute da 128 combinazioni tra cibo (cocomero, pane, pane imburrato e caramelle gommose alla fragola), superfici contaminate con un batterio simile alla salmonella (acciaio inossidabile, piastrelle di ceramica, legno e moquette) e tempo trascorso a contatto (meno di un secondo, meno di cinque secondi, 30 secondi e 300 secondi). Il risultato ottenuto da tale esperimento è indiscutibile: i batteri possono contaminare il cibo nello stesso istante in cui cade per terra. La regola (o, meglio, la leggenda) dei “5 secondi” tuttavia non è completamente falsa; infatti, meno tempo la pietanza resta a terra, meno batteri possono attaccarla.
La ricerca ha infine dimostrato come siano importanti nella prolificazione dei batteri anche il materiale di cui è fatto il pavimento (la moquette trasmette meno batteri dell’acciaio e della ceramica, mentre i valori del legno sono variabili) e il tipo di cibo (quelli umidi come l’anguria sono più a rischio).


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