Il caffè non è solo una “bevanda” ma un rito quotidiano, che unisce gli italiani, attraversando generazioni, regioni e stili di vita. Lo conferma l’indagine “Gli italiani e il caffè”, condotta da AstraRicerche per il Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food, secondo cui il 97,7% degli italiani beve caffè e il 71% lo consuma ogni giorno.
Oggi oltre la metà degli italiani (64,6%) crede che si coltivi caffè nel nostro Paese: un dato che mostra quanto sia fragile la conoscenza della filiera e la cultura del caffè.
Questo dato rappresenta un’opportunità unica per i professionisti della ristorazione che possono diventare ambasciatori di cultura, spiegando ai clienti la differenza tra Arabica e Robusta, raccontando le origini del chicco e trasformando l’espresso in un’esperienza educativa.
Un cliente informato apprezza di più la tazzina e riconosce il valore del locale che la propone.
Espresso: icona di gusto e convivialità
Per chi lavora nel settore della ristorazione, l’espresso rimane un punto fermo e un simbolo identitario. La ricerca evidenzia che:
• Il 51,6% degli italiani preferisce l’espresso come modalità di preparazione.
• Al bar, l’espresso riceve un voto medio di 8,06, mentre a casa sfiora comunque l’8.
• Per il 74,3% degli italiani è il caffè più gustoso, per il 64,9% è la scelta anche all’estero e per il 75,7% è il più apprezzato al mondo.
Ma non si tratta solo di gusto: l’espresso è simbolo di socialità e condivisione. L’83,2% lo associa a momenti da vivere insieme, l’81,8% apprezza la rapidità di preparazione, e il 59% lo considera un piacere accessibile a tutti.
Abitudini di consumo: tra tradizione e innovazione
La ristorazione italiana deve fare i conti con abitudini in evoluzione: le cialde e capsule restano la scelta più diffusa (59,5%), ma in crescita sono le macchine espresso automatiche (34,4%) e, sorprendentemente, anche la moka (55,2%), che torna a essere protagonista nelle case degli italiani. Le alternative all’espresso – dal solubile all’americano, fino alla french press e al cold brew – restano marginali, mentre specialty coffee, biologico e Fairtrade rappresentano ancora nicchie di mercato poco conosciute.
La filiera: un patrimonio da valorizzare
La conoscenza della filiera e della cultura del caffè è ancora frammentaria. Se tutti sanno riconoscere Brasile e Colombia come principali produttori mondiali, Vietnam e Indonesia sono citati solo da una minima parte degli italiani. Sorprende, inoltre, che quasi la metà del campione creda che in Italia esistano coltivazioni di caffè significative.
Quasi tutti conoscono l’Arabica (90,4%), la varietà più diffusa al mondo, coltivata soprattutto in America Latina e Africa orientale. È apprezzata per il suo profilo aromatico elegante, con note fruttate e floreali, bassa acidità e un contenuto di caffeina generalmente inferiore rispetto ad altre specie: la scelta ideale per chi cerca raffinatezza e complessità.
La Robusta, nota solo al 56,7% degli italiani, ha invece un gusto più deciso e corposo, con note terrose e di cioccolato amaro. Contiene quasi il doppio della caffeina rispetto all’Arabica ed è spesso usata nelle miscele per dare più corpo e crema all’espresso. È coltivata principalmente in Vietnam, Africa occidentale e Indonesia.
Ancora meno conosciute sono le varietà Liberica ed Excelsa. La Liberica, originaria dell’Africa occidentale e coltivata soprattutto in Filippine e Malesia, si distingue per il chicco allungato e un gusto particolare, con note legnose, affumicate e un retrogusto persistente: una scelta rara, ma affascinante per chi cerca esperienze fuori dall’ordinario. L’Excelsa, considerata una sottovarietà della Liberica, ha un profilo aromatico più complesso e vibrante: unisce acidità fruttata e corpo intenso, dando vita a tazze sorprendenti e poco convenzionali.
Nonostante la scarsa conoscenza di queste varietà, gli italiani mostrano consapevolezza sui fattori che influenzano il gusto: tostatura, area di coltivazione e lavorazione nei Paesi d’origine sono correttamente riconosciuti rispettivamente dall’88,7%, 82,9% e 79,9% dei rispondenti.
Trasmettere la cultura del caffè alle nuove generazioni
Il dato più rilevante riguarda i giovani: tra i 18-24 anni la conoscenza della filiera e delle tradizioni italiane del caffè è più limitata. Per il settore Horeca, educare i clienti più giovani al rito dell’espresso significa valorizzare la qualità e la storia del prodotto, rafforzando la reputazione della ristorazione italiana nel mondo. Come sottolinea Giuseppe Lavazza, presidente del Comitato Italiano del Caffè: “Il caffè italiano è un’icona riconosciuta a livello globale. La sua forza risiede nella capacità di selezionare la materia prima e nella maestria con cui viene trasformata. Valorizzare ogni fase della filiera — dalla scelta dei chicchi alla tazzina — non può che aumentare l’apprezzamento per questa bevanda.”
In occasione della Giornata Internazionale del Caffè, il 1 ottobre, il messaggio per i professionisti della ristorazione è chiaro: l’Italia ama il caffè, ma non conosce la filiera. La sfida è trasformare questa passione in conoscenza, offrendo ai clienti esperienze sensoriali complete, raccontando la storia dietro ogni chicco e celebrando il rito dell’espresso come simbolo del nostro patrimonio culturale e gastronomico.