Bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie: “Vogliamo aprire il 18 maggio”

Prima del discorso di domenica sera del premier Giuseppe Conte, era circolata la notizia che bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie potessero riaprire dal 18 maggio. Gli 1,2 milioni di addetti del settore iniziavano ad intravedere la luce in fondo al tunnel. Ma non è andata così. Le parole del Presidente del Consiglio hanno sancito come data di apertura lunedì 1 giugno. Ciò significa altre 5 settimane di chiusura al pubblico, con la sola eccezione per il take away, consentito dal 4 maggio.

Le 300.000 imprese di pubblico esercizio, che hanno un valore aggiunto di 46 miliardi di euro, chiedono ora di poter riprendere l’attività con due settimane di anticipo, dopo oltre 2 mesi di stop forzato. Oltre ai ristoratori, anche allevatori, agricoltori, pescatori, casari, trasportatori, enologi, vignaioli, imbottigliatori, magazzinieri, trasformatori artigianali e industriali si uniscono all’appello. La crisi della ristorazione procede di pari passo con tutte queste filiere.

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Cosa chiedono i ristoratori al Governo

Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Governo è stata inviata la seguente lettera aperta:
“Dall’11 marzo siamo costretti all’inattività, qualcuno da prima ancora per effetto dei provvedimenti che anticipavano la chiusura già alle 18. Abbiamo appreso che saremo anche gli ultimi a poter riaprire il prossimo 1 giugno aggravando le già pesanti perdite fin qui accumulate.

Oltre a ciò, i nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare e le misure straordinarie preannunciate restano, per il momento, solo buone intenzioni.

Forse non è chiaro che così si mettono a rischio migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti. Sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi mentre non è noto quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto delle stesse indicazioni che vengono dall’Inail secondo cui i pubblici esercizi sono attività a basso rischio e del serio protocollo che la categoria ha messo a punto per riaprire in sicurezza.

Uno Stato giusto si misura dalla capacità di prendersi cura delle piccole imprese, perché le grandi imprese quasi sempre hanno strumenti ed organizzazione per fare da sole.
Chiediamo di metterci nella condizione di poter aprire le nostre imprese fin dal 18 maggio e di garantirci adeguate misure di sostegno per superare questa drammatica crisi”.

La petizione per riaprire il 18 maggio

Fipe, che già ieri aveva diramato una nota stampa dove annunciava il fallimento della ristorazione italiana, ha lanciato oggi una petizione online con l’obiettivo di arrivare a 7.500 firme.

Se desideri aderire anche tu con la tua firma, clicca qui.

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