La vita dei rider è sempre stata legata a condizioni lavorative precarie e difficili, ma il maltempo estremo ne amplifica ulteriormente le criticità. Un episodio recente accaduto a Bologna ne è un chiaro esempio, mostrando le difficoltà e i rischi che questi lavoratori affrontano ogni giorno, indipendentemente dal clima. Rider e maltempo: sabato sera, durante una violenta alluvione che ha colpito la città, numerosi rider sono stati costretti a continuare le consegne, mettendo a rischio la loro sicurezza.
Rider e maltempo: il caso dell’alluvione bolognese
Tra loro, Asif Khan, un 33enne afghano che vive in Italia da cinque anni, ha dovuto fare i conti con la pioggia battente e le strade allagate. Arrivato al ristorante con la sua bici ricoperta da un grande telo di cellophane nero per proteggerla, Asif ha raccontato il calvario vissuto quella sera. “Sentivo freddo, ero bagnato e preoccupato che il cibo si fosse rovinato. So che i clienti e le piattaforme si lamentano se qualcosa non va”. La sua bici elettrica, acquistata per garantire maggiore efficienza nel lavoro, era un’altra preoccupazione costante: “È la terza bici che compro per questo lavoro, due me le hanno già rubate”.
Nonostante le condizioni proibitive, Asif ha effettuato 14 consegne quella sera, cercando di accelerare i tempi chiedendo ai clienti di scendere in strada per ritirare il cibo, ma “nessuno voleva farlo”. Questa situazione esemplifica il doppio peso che i rider devono portare: il dovere di rispettare le consegne in tempo, nonostante le condizioni avverse, e l’indifferenza che spesso incontrano da parte dei clienti e delle piattaforme.
Le piattaforme e la mancanza di tutele
Il racconto di Asif è solo uno dei tanti che evidenziano come le piattaforme di delivery non sempre si preoccupino della sicurezza dei rider. Se Just Eat, infatti, ha sospeso il servizio quella sera seguendo una procedura concordata a livello nazionale con i sindacati per gestire le condizioni meteo avverse, altre piattaforme non hanno preso provvedimenti simili. Questo ha esposto i rider, come Asif, a pericoli inutili e ha sollevato critiche da parte dei sindacati.
La Cgil di Bologna ha deciso di intervenire presentando un esposto alla Procura della Repubblica, chiedendo di indagare sulle responsabilità delle aziende di delivery che non hanno sospeso le attività nonostante l’allerta meteo e gli inviti dell’Amministrazione comunale a non uscire di casa. “Abbiamo visto scene allucinanti di rider in motorino sotto il diluvio”, ha dichiarato la Camera del Lavoro Metropolitana di Bologna insieme alla Filt-Cgil e Nidil-Cgil. Queste associazioni sottolineano come sia inaccettabile che la sicurezza dei lavoratori sia messa a repentaglio per esigenze di profitto.
I rischi e la necessità di un cambiamento: rider e maltempo, occorre trovare una soluzione
Il caso di Asif Khan non è isolato, ma parte di un problema strutturale legato al lavoro dei rider, in cui il maltempo è solo uno dei tanti rischi affrontati quotidianamente. L’assenza di tutele adeguate, la precarietà dei contratti e la mancanza di protezione sociale rendono questa categoria di lavoratori particolarmente vulnerabile. La possibilità di perdere il lavoro o di subire penalizzazioni per mancato rispetto delle consegne fa sì che i rider si trovino spesso costretti a lavorare in condizioni proibitive, senza alternative.
L’urgenza di una regolamenta rider e maltempo, occorre trovare una soluzione
L’episodio di Bologna richiama l’urgenza di una regolamentazione più stringente del settore, che tuteli effettivamente i rider e garantisca che le piattaforme di delivery si assumano la responsabilità della loro sicurezza. La sospensione delle attività durante condizioni meteorologiche estreme dovrebbe essere una norma obbligatoria e non lasciata alla discrezione delle singole aziende.
Mentre si attende che la giustizia faccia il suo corso in merito alle responsabilità delle piattaforme, una cosa è chiara: la sicurezza dei rider non può più essere messa in secondo piano. Lavorare sotto un’alluvione non dovrebbe mai essere la norma, e casi come quello di Asif Khan devono servire da monito per un cambiamento urgente.