Il nemico segreto del tuo staff: il Burnout

Enrico Spinelli

C’è un fenomeno di cui non si parla mai abbastanza, prende di mira le sale e le cucine di mezzo mondo e sta allontanando sempre più i collaboratori dagli imprenditori. Parliamo del Burnout, un termine inglese che ci riporta alla mente il sovraccarico di lavoro un po’ come quello di una macchina, di un sistema informatico, di un computer. Ma non siamo computer. E allora parliamo pure di sovraccarico mentale, che poi può sfociare anche in episodi di malessere fisico.

E quindi, cosa è il Burnout?

Si manifesta come un insieme di sintomi che derivano da una condizione di stress cronico e persistente, e trova il proprio terreno di coltura in un contesto lavorativo capace di innescarlo. Spossatezza acuta, difficoltà di concentrazione e senso di inadeguatezza verso le sfide quotidiane. Tutto questo conduce inevitabilmente ad una situazione di forte improduttività.
Il soggetto in Burnout di solito si sente subissato dalle incombenze. Invece di essere proattivo e causativo, quindi, subisce le forze esterne, è completamente in balia delle correnti e dello stress

burnout art. spinelli
Si crea un circolo vizioso fino a che la mente, che non è “programmata” per resistere all’infinito a tutte queste stimolazioni negative, non va in sovraccarico e semplicemente “si spegne”. Eccolo qui, il Burnout: la risposta individuale ad una situazione professionale percepita come eccessivamente logorante dal punto di vista psicofisico. Abbiamo imparato a riconoscerlo quindi.

Ma come lo può contrastare il ristoratore?

Spesso le radici del Burnout affondano in routine tossiche, e dall’accumulo di stress mai elaborati. Come ad esempio il sovraccarico emotivo comportato da un sovraccarico… di lavoro.
Perché questa bestia colossale che rappresenta il Burnout, se la si scompone nei suoi fattoricostituenti, dimostra quello che è in realtà: una somma di piccole cose. Queste piccole cose vanno affrontate e gestite prima che sommandosi vadano a comporre la bestia di cui sopra.

In questo periodo storico così difficile per tutti, introdurre una nuova cultura del sé è importantissimo. L’imprenditore deve farsene promotore all’interno della sua azienda ristorativa. Non è mai semplice: il tempo a disposizione non basta, e cambiare vuol dire uscire dalla propria zona di comfort. Ma il collaboratore a rischio Burnout deve imparare a concentrarsi su sé stesso.
Ascoltiamolo. Entriamo in contatto con quell’io che si è perso sotto tonnellate di compiti e frustrazioni.

È possibile promuovere delle tecniche di rilassamento su misura. Ad esempio l’attività fisica aiuta a sentirsi proattivi, e allora concediamo del tempo al collaboratore per andare a correre, in palestra o magari anche solo a camminare al parco. Può sembrare poco, ma è fondamentale. Anche meditare o studiare delle tecniche di respirazione può essere utile. Insomma, cosa lo fa bene fare? Ascoltiamolo e aiutiamolo a farlo.

burnout lavoro di gruppo

È importante poi tornare a favorire l’igiene del sonno nella propria brigata. Il buon riposo è fondamentale per sconfiggere il Burnout. Sembra scontato, ma non lo è. Ad esempio, l’imprenditore può provare a limare l’orario di uscita dello staff. Oggi saper curare la qualità del proprio sonno è un’arte piuttosto sottostimata, ma è anche uno degli ingredienti fondamentali per la produttività. L’individuo a rischio Burnout, poi, tende sempre a isolarsi. È tipico. Ma è basilare coltivare a mantenere delle relazioni sociali appaganti.

È importante far caso alle eventuali situazioni nelle quali un membro del proprio staff tende a starsene troppo da solo. Parlare con i propri collaboratori è fondamentale, per conoscerli anche nelle loro debolezze che molto difficilmente vi confesseranno di loro spontanea volontà.
E allora è buona pratica promuovere lo stare insieme come terapia: perché lo scambio reciproco di sensazioni e sentimenti è da sempre fonte di benessere per l’essere umano, e aiuta enormemente a sentirsi attivi e vitali. 

Piccole grandi pratiche, spesso dimenticate, ma da promuovere tra le fila della propria brigata insomma. Soprattutto quando si ha a che fare con quelle forti situazioni di forte stress, purtroppo frequenti nel mondo della ristorazione.           

 


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