Casal Dragone, cultura vinicola e sostenibilità trasversale

Luca Gardini

Luca Gardini

La straordinaria curva evolutiva attraversata dalla viticoltura lucana nel corso degli ultimi decenni è un po’ lo specchio della crescita generale del movimento enoico italiano, finalmente in grado di confrontarsi su palcoscenici internazionali in ruoli di leadership.

I trend del mondo vinicolo

Un processo che si concretizza, ormai da diversi anni, in un costante aumento dei vini a denominazione. Con una parallela coordinata azione di sacrificio delle quantità a favore della qualità della materia prima. È particolarmente gravosa in un territorio che, come altri collocati nel Sud Italia, sta soffrendo particolarmente i cambiamenti climatici in atto ormai dall’inizio degli anni ’90.
In termine sia di gelate tardive che di stress idrico pressoché costante. La Basilicata peraltro ha trovato il suo alfiere – finalmente con uno stile unitario e convincente, pure nella ricchezza delle espressioni microzonali – nell’Aglianico del Vulture. Tipologia che ormai rappresenta più del 40% della superficie vitata totale, oltre che un idoneo prodotto-bandiera sul quale fare attecchire un movimento omogeneo.

Le coltivazioni vinicole in Basilicata

Nonostante una politica che al momento privilegia decisamente i vini rossi (che rappresentano l’80% della superficie vitata) nei confronti della valorizzazione delle uve bianche, si tratta di un territorio dalle condizioni pedo-climatiche assolutamente straordinarie, vocatissimo per la viticoltura (qualità confermate dal fatto di conservare tuttora piante miracolosamente scampate alla ‘peste’ della fillossera), cui si abbina una naturale propensione all’investimento, sia in vigna che in cantina, che sta portando soprattutto la propaggine nord-occidentale della provincia di Potenza – quella collocata quasi al confine con la Campania – che si sviluppa alle pendici del vecchio vulcano inattivo, a trasformarsi in una delle più raffinate (e forse anche sottostimate) DOC d’Italia.

casal dragone

Discorso diverso merita invece la Provincia di Matera, in cui la tradizione della viticoltura è altrettanto remota, dato che si può datare circa 1300 anni prima di Cristo, che tuttavia nella sua storia, anche recente, non annovera espressioni viticole rilevanti. Colpe che sicuramente non si possono attribuire alla vocazione del territorio, piuttosto ad una diversa politica macroeconomica. Una delle cantine che si sono incaricate di ribaltare questo paradigma è Casal Dragone, collocata a Contrada Pietrapenta, due passi dalla ‘città dei sassi’, piccolo, mozzafiato paradiso naturale affacciato sulla Riserva Naturale San Giuliano, dominata dal lago omonimo.

Vini e sostenibilità nella cornice storica di Casal Dragone

Si tratta di una realtà storica dato che la famiglia Dragone, attestata nel territorio materano fin dal 1882, già negli anni ’20 del secolo scorso si dedicava integralmente alla produzione e vendita vinicola, con diverse botteghe collocate in città, approdando poi, già alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nella sede attuale di Contrada Pietrapenta, dove, 10 anni dopo, si iniziava la produzione a marchio.
Casal Dragone, peraltro, è un progetto di sostenibilità trasversale. Parte dalla coltivazione delle materie prime (ceci, lenticchie, grano) per arrivare ai trasformati, pasta di semola su tutti – prodotti utilizzati nello splendido agriturismo. Culmina nella produzione vinicola, da sempre la grande ambizione di casa. Soprattutto Primitivo, come normale a queste latitudini. Coltivato nei terreni a matrice argillosa, di medio impasto, della piana. Ma con ottime letture anche di vitigni internazionali, altra peculiarità della provincia di Matera.

Ne esce una produzione limitata come numeri (attualmente le etichette prodotte sono 3), ma di grandissimo interesse. Eccole:


Matera Moro DOC Il Dono 2018
Blend di Cabernet Sauvignon 60%, Primitivo 30%, Merlot 10%, da uve vendemmiate dopo lieve appassimento in pianta. Interpretazione di pulizia ed equilibrio evidente fin dal naso, che sa di visciole e mora, con leggera traccia di gardenia, poi tocchi di cannella. Bocca densa e compatta, succosa, con tannini salmastri e ritorno di frutta di sottobosco.

Basilicata IGP Rosso Kistos 2018
Altro blend a prevalenza Primitivo capace di raccontare impagabilmente un territorio. Lavorato separatamente fino alla fine della fermentazione, successivamente assemblato e affinato in barrique. Naso con tocchi di susina selvatica, sferzate di alloro, ginepro e chiusura sulle note della liquirizia. La bocca è di spessore, con tannini salmastro-sapidi e bella persistenza.

Basilicata IGP Il Sogno 2020
La lettura in ‘rosa’ di Aglianico in purezza, vera novità di casa, con vinificazione ed affinamento solo in acciaio. Grande eleganza al naso, con note di melagrana e tocco di ribes, sentori di macchia mediterranea e bella mentolatura in uscita. Bocca salina, croccante, con ritorno fruttato e della nota mentolata. Bella persistenza.


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