Chef Ronzoni: foodbond, delivery, corsi. Le formule per risollevare le sorti dei ristoranti

Ce ne parla lo chef Mirko Ronzoni, consulente ristorativo, chef molto impegnato e conosciuto al grande pubblico grazie ad Hell’s Kitchen Italia

In questo momento è importante lanciare un messaggio positivo all’Italia intera, impaurita per la situazione Covid-19 che ci ha investiti questo mese.
Il settore dei pubblici esercizi, tra cui compaiono i ristoranti e le aziende di somministrazione cibo ma non solo, conta 1 milione di occupati. Le prime vittime sono gli imprenditori, i quali perdono un significativo volume di introiti che poi metterebbero in circolo grazie alle tasse, ai fornitori e ai dipendenti, inclusi quelli a chiamata e i consulenti, spesso a partita iva.

Lo chef Ronzoni afferma: “le voci di spesa per le attività ristorative sono molteplici, in ordine di grandezza abbiamo: la forza lavoro, la materia prima, le utenze e per concludere costi del locale, mutuo o affitto. Avere un’azienda totalmente ferma è fortemente gravoso. Quindi ancora prima di ricevere i tanto agognati incentivi/aiuti statali, bisogna ingegnarsi e fare da sè, noi italiani siamo bravissimi in questo”.

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I FoodBond

Perchè non creare dei “FoodBond”? Potrebbero essere utili al fine di combattere gli effetti del Coronavirus e della chiusura forzata. Ovvero dei buoni per pranzi e cene, per acquisti in gastronomia o enoteca che funzionino come obbligazioni di risparmio da riscuotere quando gli esercizi potranno riaprire. In sostanza si tratterebbe di un premio per il cliente del 20/25% rispetto al valore reale al momento dell’acquisto.

Ad esempio, il “FoodBond” viene venduto dal ristoratore a un valore reale di 80 euro e riscosso in genere 60-90 giorni dopo a 100 euro. L’obiettivo è di garantire agli operatori la liquidità necessaria per andare avanti durante la serrata obbligatoria e contribuire alla sopravvivenza dei ristoranti, molti dei quali a conduzione familiare e soprattutto nostri “amici” di quartiere. Questa è una delle idee ispiratemi dal mercato americano, che come capita spesso risulta essere battagliero davanti ad eventi catastrofici o crisi finanziarie.

Il portale “riparto da casa”

Un’altra idea nostrana invece si avvicina a questa appena detta, un portale chiamato “riparto da casa” che offre una vetrina per commercianti. Un luogo virturale dove è possibile vendere beni e servizi utilizzabili poi a fine pandemia Ovviamente il tutto a prezzi scontati.

Il delivery e le gift

Altra importante fonte di sostentamento sta nell’incentivare il delivery, un mercato con un grandissimo potenziale che, se ben strutturato, può dare opportunità al ristoratore/albergatore di non chiudere totalmente ma tenere impegnati almeno metà dei propri dipendenti e avvalersi dei propri dipendenti di front office per le consegne. Il take-away può essere un ottima opportunità per tenere saldo il contatto con la nostra clientela abituale. Integriamo delle Gift per i nostri clienti o alleghiamo delle ricette ai nostri pacchetti del take away. Rendiamo tutto più caloroso, rispetto ad una fredda e impersonale consegna.

Corsi di cucina

Un’altra idea per poter sfruttare i propri pubblici esercizi è quella di produrre con l’ausilio di una videocamera o un recente smartphone corsi di cucina, pasticceria, panificazione e altro legato al proprio core business da offrire, sulla propria piattaforma online con un pacchetto che include (a pagamento) i beni della stessa azienda come cene, desserts o buoni cena”.

Continua lo Chef: “Per concludere penso che questa situazione ci proietterà verso un uso più consapevole della tecnologia, un restyling strutturale di molti ristoranti che investiranno più in delivery e in ghost kitchen per la produzione e distribuzione sul territorio. Tutto questo ci aiuterà a tornare alla normalità di prima. Ci permetterà di rivedere di nuovo i tavoli ricchi di convivialità che tanto ci rappresentano”.


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