In questi giorni si sente parlare spesso della chiusura domenicale dei centri commerciali e degli outlet. Questa scelta, in parte promossa e in parte bocciata dai clienti, non tocca soltanto gli ipermercati, i negozi di abbigliamento e di accessori, come si potrebbe pensare a prima vista. I centri commerciali dedicano infatti sempre più spazio ai servizi e al divertimento, con ristoranti riuniti in food court prestigiose e cinema multisala con accesso diretto dalla galleria commerciale.
Come si legge su Linkiesta, secondo un report del 2017 di Cushman & Wakefield la ristorazione, nei mercati più maturi, può arrivare ad occupare il 20% dei negozi di un centro commerciale e si prevede un trend annuale globale di crescita del settore del food e beverage del 7,6% su base annua fino al 2026.
I danni che le chiusure domenicali porterebbero alle food court
La scelta della chiusura dei negozi e delle piattaforme alimentari dei grandi magazzini tutte le domeniche implica un minor passaggio di clienti e il conseguente danneggiamento dei profitti di queste attività, molte delle quali sono state aperte quando c’era la convinzione di poter lavorare a pieno regime 7 giorni su 7.
Vi sono poi alcune catene che contano la maggior parte dei punti ristoro proprio all’interno dei grandi centri commerciali. Per loro il danno sarebbe inestimabile, sia sul fronte del personale che sul fronte del fatturato. Molti dei marchi che conosciamo, i fast food in primis, vivono grazie alla Grande Distribuzione e viceversa: anche i grandi negozi traggono vantaggio dalla vicinanza con i ristoranti, riscuotendo successo anche ad orario di pasto.
Vietare ai centri commerciali di aprire la domenica, dunque, comporta la cancellazione dal calendario del secondo (in certi casi addirittura del primo) giorno per fatturato alla ristorazione organizzata e, forse, la chiusura di diverse attività, senza contare il troncamento di nuove attività che sarebbero potute nascere proprio nei shopping mall di tutt’Italia.
