Ci sono troppi ristoranti in Italia?

Lorenzo Ferrari

Lorenzo Ferrari

Ci sono 392.535 ristoranti in Italia. Non lo dice chi scrive, ma il Movimprese, un indice che si basa su dati prelevati direttamente dalle Camere di Commercio. E secondo il Movimprese, in Italia ci sono 392.535 attività di ristorazione registrate nelle varie Camere di Commercio sparse su e giù per la penisola.

Non stiamo parlando dei ristoranti attivi, quelli sono poco più di 340.000 (comunque un numero gargantuesco!), ma dei ristoranti registrati.

Sono troppi i ristoranti in Italia? La risposta breve è “sì”

Per rendersene realmente conto, credo sia giusto contestualizzare quel numero e relativizzarlo con un numero che ci è molto famigliare: quello degli italiani residenti nel Bel Paese. In Italia risiedono circa 59.110.000 italiani. Incrociando i due dati di cui sopra e facendo un rapido conto “della serva”, ciò significa che in Italia c’è un ristorante ogni 150 italiani. Questo basterebbe a decretare che sì, ci sono troppi ristoranti in Italia. Ma aggiungiamo al danno, la beffa.

ristoranti in Italia

Infatti, ironia della sorte, qualche anno fa erano addirittura di più. Nel grafico qua sotto, elaborato dall’Osservatorio Ristorazione, si può vedere come oggi, nel 2023, siamo ritornati al 2018 come numero di attività registrate. Nel 2021, nel 2020 e nel 2019 erano addirittura di più! Il destino è davvero beffardo.

Il mercato e i ristoranti in Italia

Insomma, che questi ristoranti siano troppi non lo sostiene solamente chi scrive, ma il giudice più insindacabile, giusto e al contempo severo che esista: il mercato. E ne parla nel modo più emblematico che ha a disposizione: con i numeri.

Certo, dirà il lettore, come stupirsi di questi numeri, come si può anche solo pensare che i ristoranti in Italia siano aumentati di numero dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni?

Del resto la ristorazione ha sofferto:

  1. Di una pandemia globale;
  2. Di rincari fuori controllo;
  3. Della “The Great Resignation”
  4. Di una nomea a livello mediatico non proprio brillante.

Vero. Verissimo. Ma anche tutti gli altri settori…

Tuttavia, tutti gli altri settori se la passano molto meglio della Ristorazione. Anzi, crescono! Questo è ciò che dice il Movimprese (lo stesso ente che certifica i dati di cui sopra relativi al nostro bel settore) a riguardo delle imprese italiane:

“48mila imprese in più nel 2022 (+0,8%). Sembra essersi assorbito, a distanza di due anni, lo shock impresso dalla pandemia sulla natalità e mortalità delle imprese. Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a solo + 19mila imprese) e il rimbalzo del 2021 (+87mila), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi quindici anni, attestandosi a 48mila attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,8% che, al netto del +1,42% del 2021, rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle Costruzioni, cui si deve oltre il 40% del saldo nazionale.”

ristoranti in Italia

Come si presenta oggi la ristorazione

Insomma, i dati e i numeri dipingono un settore della ristorazione:

  • Stanco e sfiduciato, provato dai tre anni più difficili di sempre. Ma non senza voglia di ripartire!
  • Artigianale e vittima del cosiddetto “Nanismo Imprenditoriale”. Sicuramente una visione romantica e “notiziabil”, ma che dipinge un settore fragile e poggiato su basi di sabbia.
  • In preda a quello che abbiamo denominato “Darwinismo Ristorativo”: non sopravvive il più forte, ma solo chi è realmente incline al cambiamento.

Secondo il parere di chi scrive, tutta la ristorazione è giunta ad un bivio: o iniziamo a fare le cose seriamente, prendendo spunti da altri settori più professionalizzati, professionalizzanti e persino industrializzati, facendo realmente azienda, pur facendo sopravvivere tutta l’artiginalità, il romanticismo e tutte le peculiarità che ci rendono forti, unici ed inimitabili nel mondo, oppure rischiamo di sparire come i dinosauri.

Ai lettori, ai ristoratori, la palla.


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