Olio al ristorante: 1 contenitore su 4 non è a norma

Olio e contenitori non idonei

Coldiretti ha denunciato una pratica poco igienica all’interno dei ristoranti italiani. Parliamo dell’utilizzo dell’olio all’interno di contenitori non idonei secondo la Legge n. 161 del 30 Ottobre 2014. Il risultato è che su 4 contenitori di olio presenti in un ristorante, almeno uno non rispetta l’obbligo del tappo anti-rabbocco. La normativa prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto stesso.

Cosa dice la legge

Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati – sottolinea la Coldiretti – in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente. Devono inoltre essere forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta.

La legge – riferisce la Coldiretti – prevede anche sanzioni per chi non usa oliere con tappo anti-rabbocco. Le multe vanno da 1.000 a 8.000 euro con la confisca del prodotto. Si tratta – sostiene la Coldiretti – di una tutela per produttori, consumatori e anche per i ristoratori rispetto dalla concorrenza sleale di chi spaccia come extravergine italiano un prodotto importato di bassa qualità. Una misura che tutela gli operatori che dal campo alla tavola puntano sul Made in Italy e sulla qualità dell’offerta alla propria clientela. Al tempo stesso aiuta anche l’economia nazionale in un difficile momento di crisi.

Olio al ristorante

Il “riconfezionamento”

La vendita di olio straniero come Made in Italy è una delle frodi più comuni al ristorante. Purtroppo è diffuso anche il confezionamento di olio di semi che viene adulterato e spacciato come extravergine. Non mancano neppure gli inganni in etichetta con indicazioni false o ingannevoli che riguardano anche la ristorazione.

“Con il balzo della produzione spagnola quest’anno peraltro è più elevato il rischio che olio straniero venga “spacciato” come italiano”. Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, “L’Italia è anche un grande Paese consumatore con gli acquisti di olio di oliva a persona che sono attorno ai 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica”.

Attenzione alle etichette

Occorre quindi guardare attentamente le etichette sulle bottiglie. Se contengono extravergine ottenuto da olive straniere devono riportare le scritte ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’ obbligatorie per legge. La scritta, fa notare la Coldiretti, “è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile”. Il consiglio è di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop. In questo caso è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane. Altra soluzione è comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.

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