Impatto Covid: piace la ristorazione che co-m-forta

Emiliano Citi

Emiliano Citi

Il Covid ha inciso notevolmente su propensioni e scelte dei consumatori. Le limitazioni e il maggior tempo trascorso in casa hanno portato ad identificare nel cibo un mezzo di sfogo, dove rifugiarsi da una situazione spiacevole. Ne è conseguita, quindi, una maggior richiesta verso ordini e consegne che mettono in testa alla lista il comfort food, pietanze golose che risollevano il palato dalla tristezza. La ristorazione si è dunque adeguata a questa domanda e, i pochi format sviluppati in questo periodo, confermano il trend.

Impatto Covid: il “Comfort food”

Si definisce “comfort food” tutto ciò che regala una sensazione “di rilassamento” e che è in grado di “evocare sentimenti” di piacere o nostalgia. Ecco il senso che il termine, coniato nel 1966 dal Palm Beach, racchiude in sé. È, quindi, abbastanza immediato il collegamento tra cibo che dà supporto, con una situazione di disagio e forte stress emotivo come quella vissuta per il virus. Le persone, senza fonti di svago e immerse in una problematica di portata mondiale, non hanno badato alla dieta e si sono concesse cibi che avrebbero destinato al weekend o che si sarebbero regalati solo in momenti particolari.

Noma Copenhagen

Uno studio di American Uncle, piattaforma di e-commerce che in Italia distribuisce oltre 1800 prodotti alimentari, ha dimostrato che il comfort food ha registrato lo scorso anno un aumento del 60% di utenti e ordini rispetto al 2019. Le aperture estive dell’anno pandemico non hanno eliminato l’abitudine legata al cibo di sollievo, che è proseguita anche fuori dalle mura di casa, ritornando alla ribalta nel periodo autunnale (e fino a poco tempo fa) per le chiusure.

Impatto Covid: il fuori casa

Se si analizza più nel profondo il fuori casa, il trend della consolazione è evidente. Verrebbe quasi da pensare ai leggendari ristoranti del Buon Ricordo, difensori di cucine tipiche e piatti simbolo della tradizione italiana. Ma aldilà dei richiami, le attività hanno assecondato i desideri della clientela. Memorabile il Noma di Copenhagen di Renè Redzepi, che dalla cucina nordica ha aperto un ristorante temporaneo, con un’offerta verticalizzata sull’hamburger – il piatto più pop e comfort per eccellenza: “Nella prima fase della riapertura sentiamo il bisogno di aprirci a tutti. Dobbiamo guarire, quindi beviamo un bicchiere e gustiamo un hamburger, siete tutti invitati”.

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Guardando alle rare aperture si possono notare format basati su street food, piatti simbolo e concept tradizionali. Partendo dal celebre e recente Bowie di Cristina Bowerman, Chef e Patron di Glass a Roma. La sua nuova creazione è una formula accessibile e informale per consegna a domicilio di piatti che uniscono romanità con intromissioni internazionali, come un burrito con coda alla vaccinara. Da menzionare anche Fry Hard del vulcanico imprenditore Marco Pucciotti, con ben 8 insegne ristorative a Roma. La sua ultima nata è un’evoluzione che trae spunto dall’esperienza e dalla tecnica su quel tipo di cottura maturata nelle attività precedenti. Grandi fritti della tradizione italiana interpretati in chiave contemporanea con lo street food: supplì, crocchette, filetti di baccalà.
Lasagna Factory è un’altra recente apertura milanese che celebra uno dei piatti più amati e soddisfacenti di sempre. Francesco Situna e Bruno Resuli hanno incentrato il loro format sulle lasagne da provare nella versione classica o in altre deliziose varianti. Ovviamente, solo materie prime 100% italiane per un piatto iconico del nostro Paese, riconosciuto in tutto il mondo.

Questi casi studio confermano la scelta di rivolgere uno sguardo all’indietro andando a recuperare proposte più familiari, immediate, tipiche e non articolate o celebrali. Per il semplice fatto che, crollate le incertezze, abbiamo bisogno di forme di rassicurazione. La ristorazione che consola è comprensibile, invitante e appetitosa. Del resto, aldilà di quanto siano apprezzati i locali gourmet, per sentirci a nostro agio e soddisfatti andiamo sempre a finire in trattoria o a mangiare qualcosa di semplice.

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