L’intervista esclusiva al Ministro Francesco Lollobrigida

Una relazione continua tra imprese, associazioni di categoria e istituzioni è ciò che ogni governo auspica per la buona riuscita della sua legislatura. Sul fronte agricoltura e food, settori in cui il dialogo è più che mai necessario al giorno d’oggi, sta lavorando il Masaf ovvero il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Il suo compito? Elaborare e coordinare le linee della politica agricola, forestale, agroalimentare e per la pesca a livello nazionale, europeo ed internazionale. Si tratta, quindi, di una parte di amministrazione pubblica chiamata a rappresentare le imprese del settore di fronte a discussioni e progettualità su ogni livello e operare nel migliore dei modi per fronteggiare anche le emergenze.

Dalla tutela del marchio Made in Italy, alla messa in atto di azioni rivolte alla siccità, alla relazione con l’Europa su food e normative fino alla rete tra l’agroalimentare e il turismo, in questa intervista il Ministro Francesco Lollobrigida ha chiarito le sue posizioni e quelle del suo dicastero. Prima però un po’ di storia.

Francesco Lollobrigida

Una pillola di storia

Dal 1800 fino ai primi anni nel 1900, quello dell’agricoltura era parte di un unico Ministero per l’Agricoltura, l’Industria e il Commercio. Precedentemente al primo scontro mondiale, si manifesta l’esigenza di permettere all’amministrazione di migliorare le condizioni dell’agricoltura e potenziarla, ma anche di organizzare meglio l’amministrazione e creare una rete con le realtà agricole italiane. Nasce così un apposito Ministero per l’Agricoltura, organizzato per far fronte alle urgenze che la guerra stava portando con sé.

A cavallo tra le due conflitti, i compiti assegnati all’amministrazione hanno reso indispensabile l’istituzione del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Con il susseguirsi degli anni, il dicastero ha subito vari cambi di nome e con la nascita del governo Meloni il dipartimento è stato ribattezzato Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), oggi guidato da Francesco Lollobrigida.

L’intervista al Ministro Francesco Lollobrigida 

On. Francesco Lollobrigida, il suo è il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Iniziamo dalla Sovranità alimentare. Talvolta qualcuno interpreta ‘sovranità alimentare’ in una chiave sovranista, ma Lei spesso ricorda che non è questa l’accezione corretta da attribuire al suo Ministero. Quali sono le misure che il Ministero attuerà per tutelare i prodotti Made in Italy e quali i mezzi per sostenere le eccellenze del nostro Paese?

Francesco LollobrigidaTutelare i prodotti Made in Italy vuol dire valorizzare la qualità, per cui siamo famosi in tutto il mondo, ma anche difendere un modello produttivo ed economico legato ai territori e alle tradizioni. La Sovranità alimentare è il diritto dei popoli a produrre cibo sano, radicato nella propria cultura, basato sulla biodiversità della terra, prodotto attraverso metodi e sistemi scelti dalle comunità locali.

Dall’altra parte abbiamo un modello che contrastiamo, legato ad alimenti standardizzati o sintetici, prodotti da grandi aziende centralizzate, con i profitti concentrati nelle mani di pochi. Siamo convinti che non sia quello il modo di garantire la sicurezza alimentare, che si deve invece basare solidamente sulla valorizzazione dei sistemi produttivi delle Nazioni, guardando anche e soprattutto a quelle aree del mondo, come l’Africa, che pur avendo terreni arabili e grandi potenzialità, non riescono a sfruttare il loro patrimonio. Dobbiamo aiutare queste popolazioni a sviluppare un sistema di produzione che garantisca cibo sufficiente e di qualità, lavorando insieme, esportando le nostre conoscenze e la nostra tecnologia, come la logistica agricola.

Il disegno di legge sul made in Italy, di recente approvazione, consentirà di promuovere in maniera organica l’eccellenza nazionale e di tutti gli operatori del sistema agroalimentare. Un insieme di misure, tra le quali un fondo da 1 miliardo di euro, con cui intendiamo rafforzare le tutele del prodotto autenticamente italiano e istituire un sistema di competenze e certificazione di qualità a favore della ristorazione nazionale all’estero, consentendo una maggiore penetrazione delle aziende più virtuose sui mercati globali. Con la legge di Bilancio abbiamo introdotto un fondo per la Sovranità alimentare con 100 milioni di euro, per aiutare e rilanciare le filiere agricole più in difficoltà, e un fondo per l’innovazione, con 225 milioni di euro, con cui puntiamo a sfruttare le nuove tecnologie nel rispetto di tradizioni.

Francesco Lollobrigida

Abbiamo potenziato i Carabinieri forestali e dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per rafforzare i controlli difendendo i nostri prodotti da fenomeni dannosi come l’Italian Sounding. Con lo stesso obiettivo è nata la Cabina di Regia per sostenere e difendere la filiera agroalimentare italiana, che include, oltre a Carabinieri e Icqrf, anche Guardia di Finanza, Agea e Agenzia delle Dogane. Ci stiamo battendo in Europa contro etichette distorsive o allarmismi ingiustificati, difendendo tutti i prodotti che fanno parte del Made in Italy da generazioni e che rientrano a pieno titolo nella Dieta Mediterranea che è Patrimonio Unesco e simbolo di equilibrio e salute.

“Nuovi alimenti” e cucina italiana: le prospettive secondo Francesco Lollobrigida

Spostando il focus sui novel food, possiamo dire che l’introduzione di nuovi prodotti (come, ad esempio, la farina di grilli) sancisce un cambiamento nell’offerta del mercato alimentare rispetto a qualche anno fa. Cosa pensa di questi ‘nuovi alimenti’? Ritiene che influenzeranno la cucina italiana e ne intaccheranno l’identità?

Con i quattro decreti interministeriali sull’etichettatura dei prodotti a base di insetti abbiamo affermato il principio fondamentale di trasparenza. Il nostro obiettivo è, come sempre, dare alle persone tutte le informazioni di cui hanno bisogno per poter discernere rispetto al tema fondamentale dell’alimentazione. Non considero gli insetti in concorrenza con i cibi della Dieta Mediterranea, ma ritengo fondamentale evitare che i prodotti del Made in Italy possano essere confusi con queste farine. Per questo abbiamo voluto una etichettatura specifica, chiara e ben visibile, sui preparati destinati al consumo umano ottenuti con grilli o larve. Le persone devono sapere cosa si trova nei prodotti che acquistano, da dove vengono le materie prime e come sono state lavorate, per essere veramente liberi di scegliere.

Gli scontri con l’Europa: cibi sintetici e nuove etichette 

Il 28 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge per il divieto di produzione degli alimenti sintetici, nonostante il via libera dell’Europa. Se quest’ultima dovesse approvarne l’uso, stando anche alle regole comunitarie della libera circolazione dei beni, come intende agire? Invece sul cibo 3D qual è la sua posizione? Vede un futuro per questo tipo di ricerca?

Il disegno di legge approvato in Consiglio dei Ministri vieta la produzione, la commercializzazione e l’importazione di alimenti e mangimi sintetici in Italia. In mancanza di una specifica normativa europea in materia, il Governo Meloni è intervenuto precauzionalmente a livello nazionale, per assicurare il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e preservare il nostro patrimonio agroalimentare. Se si dovesse imporre sui mercati la produzione di cibi sintetici, andremmo incontro a maggiore disoccupazione, più rischi per la biodiversità ed effetti non ancora chiariti sulla salute. Inoltre, attualmente leggiamo studi contrastanti sul potenziale inquinamento di queste produzioni. Dobbiamo tutelare un modello sano di alimentazione, ma anche di economia e di cultura. Sono convinto che il cibo debba avere un legame autentico con il territorio ed essere riconoscibile come tale, quando lo acquistiamo al supermercato o quando lo serviamo sulle nostre tavole.

NutriScoreE con l’Europa il fronte è aperto su vari temi, come l’Italian Sounding e il Nutriscore. In che modo intende muoversi il Masaf in tal senso?

La nostra posizione è chiara. Contro il Nutriscore abbiamo portato avanti una battaglia che ha visto l’Italia capofila e ha portato al rinvio. Dalle elezioni europee auspichiamo possa nascere una maggioranza tra popolari e conservatori a cui far seguire una posizione chiara contro questo sistema di etichettatura.

La questione fondamentale è la tutela delle persone, che devono avere informazioni chiare sui prodotti che acquistano. Un’etichetta a semaforo porta con sé una distorsione pericolosa, perché non registra la qualità, la lavorazione genuina del prodotto, o l’equilibrio degli alimenti all’interno della dieta più ampia.

Anche l’Italian Sounding è un fenomeno che contrastiamo con forza, perché non possiamo permettere che vengano vendute delle imitazioni scadenti alle persone che in tutto il mondo amano e acquistano la qualità del Made in Italy. Per questo nella legge di Bilancio abbiamo aumentato e rafforzato le forze in campo nella tutela e nei controlli sui nostri prodotti.

Il turismo, punto di riferimento della nostra economia 

La tradizione culinaria italiana, espressione della nostra cultura, è uno dei punti di forza del nostro turismo e in alcuni contesti ne diventa anche protagonista. Riguardo a questo, le politiche relative alla Sovranità alimentare sono proiettate ad uno sviluppo a lungo termine?

Il rapporto tra enogastronomia e turismo è molto forte su tutto il nostro territorio. Ogni prodotto Made in Italy porta infatti con sé un legame indissolubile con il paesaggio, la tradizione e la cultura, che viene e va valorizzato anche in ottica di promozione turistica. Le persone che amano i nostri prodotti hanno presente la provenienza degli alimenti, che diventa un ulteriore marchio di qualità. I luoghi di produzione delle nostre eccellenze diventano mete da visitare, tra le bellezze e l’accoglienza che l’Italia esprime da Nord a Sud.

In questo contesto, la candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco è un ulteriore veicolo di salvaguardia della tradizione culturale mediterranea, un modello enogastronomico vincente, da esportare in tutto il mondo. Quello di cui dobbiamo essere sempre più consapevoli è che ovunque c’è il marchio Italia c’è una percezione di qualità e attrattività ed è su questo che stiamo lavorando, in squadra, come Governo.

Francesco Lollobrigida sugli investitori internazionale: investire sì, comprare no

Molti investitori internazionali sono attratti dalle società italiane del settore Dop, Igp e di tutta la filiera. Acquisizioni di questo tipo allargano la distribuzione dei prodotti Made in Italy nei mercati internazionali: la sua posizione a riguardo?

Il nostro modello non si basa sulla quantità, ma siamo una superpotenza della qualità. Una caratteristica distintiva che viene riconosciuta anche attraverso le Indicazioni Geografiche di cui l’Italia continua a vantare un primato assoluto, confermando la presenza e l’importanza strategica dell’agroalimentare nazionale oltre confine.

Gli investitori internazionali interessati alle nostre filiere non devono porsi nell’ottica di comprare, bensì di investire e sostenere le nostre aziende, partecipando alla loro crescita, con la possibilità di aprire nuove fette di mercato. Ritengo infatti queste operazioni virtuose solo se la proprietà resta italiana, a garanzia del carattere non speculativo dell’operazione.

Non vedo invece positivo il fenomeno di acquisto sistematico di aziende in crisi, perché è in contrasto con la nostra logica di valorizzazione dei prodotti nazionali. Credo nei nostri imprenditori, più che nei fondi speculativi esteri. Il modello espresso dal Made in Italy presuppone un assoluto rispetto delle tradizioni, della biodiversità, della convivialità e del legame con il territorio.

Su questo puntiamo nelle numerose missioni all’estero che stiamo compiendo. Dobbiamo esplorare nuovi mercati e potenziare la nostra presenza in quelli dove siamo già affermati, per migliorare sempre di più la ricaduta economica sulle nostre filiere e sui territori di produzione.

Gli obietti dell’agenda 2030 e i progetti del Ministro Lollobrigida

Il Goal 2 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile riporta quanto segue: Garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e applicare pratiche agricole resilienti […] che aiutino a conservare gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, alle condizioni metereologiche estreme, alla siccità, alle inondazioni e agli altri disastri […]”.

Dove si pone questo punto nella scala di priorità del suo Ministero e in che modo intende agire per portare a termine questo obiettivo? Con la recente alluvione in Emilia Romagna, il Consiglio dei Ministri ha deliberato un pacchetto di misure a sostegno dell’agricoltura e del comparto agroalimentare: immaginiamo questa sia solo una delle prime norme per la ripresa del territorio. A tal proposito, quali saranno i prossimi passi?

Quanto avvenuto in Emilia Romagna è un sintomo di come il cambiamento climatico si stia manifestando in maniera sempre più aggressiva. Nell’agenda 2030 si legge che occorre “Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i paesi”. Cosa si può fare in Italia per mettere in pratica queste misure?

Francesco LollobrigidaIl Governo Meloni ha investito fin dal primo momento per affermare azioni concrete e strategiche sul fronte dei cambiamenti climatici. Stiamo affrontando gli effetti di fenomeni conosciuti ma su cui in passato non si è investito in ottica strategica. La recente alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e il centro Italia ha visto una pronta reazione da parte del Consiglio dei Ministri, che ha subito stanziato per il settore agricolo 175 milioni di euro, di cui 100 per indennizzi alle imprese danneggiate e 75 del fondo per l’innovazione riservati alle imprese con sede nei territori colpiti. Il nostro obiettivo è superare la logica emergenziale, a favore di opere strutturali necessarie da realizzare a medio e lungo termine.

Inoltre, per far fronte alle conseguenze della siccità abbiamo approvato un decreto con semplificazioni per realizzare infrastrutture idriche, vasche di raccolta di acque e impianti di desalinizzazione, un rinnovato sistema di governance e una cabina di regia per fare una ricognizione di opere e interventi urgenti, anche grazie al commissario straordinario nazionale.

Verso gli interventi urgenti

Con la legge di Bilancio abbiamo destinato 225 milioni di euro per lo sviluppo di progetti finalizzati all’incremento della produttività nei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura attraverso la diffusione delle nuove tecnologie che aiutino l’impresa nelle sue attività quotidiane, rafforzando le produzioni e migliorando anche la gestione della risorsa acqua. Puntiamo sulle tecniche di evoluzione assistita, di cui è stata autorizzata la sperimentazione in campo attraverso un emendamento al dl siccità, per avere colture produttive più resistenti ai cambiamenti climatici. Investire sulle infrastrutture e sulle possibilità offerte dall’innovazione, senza pregiudizi ideologici e sempre nel rispetto delle tradizioni, è fondamentale. In questo l’Italia è all’avanguardia.

Un tavolo con le imprese per studiare il futuro della filiera 

Quello dell’Agricoltura è un tema che accomuna molto il suo Ministero con quello dell’Ambiente, del Lavoro, della Cultura, del Turismo, e per il quale ha recentemente istituito un tavolo con le imprese: ci può raccontare quali sono gli obiettivi fissati da questa organizzazione?

L’agroalimentare fa parte della vita, della cultura, del paesaggio e del lavoro degli italiani da sempre. Per questo non permettiamo di sminuire il suo valore, perché fa parte della nostra stessa identità. Abbiamo voluto istituire il Tavolo sulle politiche agroindustriali per definire una strategia comune tra imprese e governo che guardi al futuro della filiera, puntando su investimenti per l’innovazione di prodotto e di processo e una maggiore competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali.

Questo è un settore strategico per il Made in Italy, dove la produzione e l’innovazione imprenditoriale continua a creare valore mantenendo un solido legame con le tradizioni territoriali, il patrimonio naturale e quello paesaggistico. Il Governo Meloni è al fianco di chi investe valorizzando le nostre eccellenze e si fa portatore della nostra bandiera nel mondo.


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