Limiti e sfide dell’AI nella nutrizione personalizzata

Maurizio De Pasquale

Maurizio De Pasquale

L’intelligenza artificiale (AI) sta rapidamente diventando un’importante risorsa nel campo della nutrizione personalizzata. Grazie a recenti sviluppi nella scienza biomedica, tra cui l’AI, la ricerca sul microbioma e la tecnologia di precisione, gli scienziati sono in grado di ottenere una comprensione più completa di come il cibo interagisce con il nostro corpo e quali alimenti sarebbero i più adatti a una dieta personalizzata.

Quando la tecnologia incontra la complessità dell’essere umano

Un recente progetto avviato negli Stati Uniti chiamato Nutrition for Precision Health (NPH), finanziato dal National Institutes of Health (NIH), sta cercando di utilizzare l’AI per creare diete personalizzate per i pazienti. Il programma NPH mira a sviluppare algoritmi che possano prevedere le risposte individuali ai modelli alimentari e dietetici, combinando dati provenienti dai geni, dal microbioma, dalla biologia e dalla fisiologia, dall’ambiente, dallo stile di vita, dalla storia della salute, dalla psicologia e dai determinanti sociali della salute.

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Con un budget di 170 milioni di dollari, il programma NPH sta conducendo uno studio quinquennale su 10.000 partecipanti, sfruttando l’enorme gruppo di partecipanti ampio e diversificato del programma di ricerca All of Us. Lo studio esaminerà i fattori che normalmente non vengono esaminati nella scienza della nutrizione, cercando di sviluppare una dieta personalizzata per ogni paziente.

L’AI nella nutrizione personalizzata

L’uso dell’AI nella nutrizione personalizzata è un’evoluzione naturale della medicina di precisione. Mentre gli approcci tradizionali si concentrano sull’identificazione di malattie e sintomi specifici, la medicina di precisione si concentra sulla comprensione delle diverse risposte dei pazienti a diverse terapie e trattamenti, al fine di creare un piano di cura personalizzato. Anche se l’AI potrebbe sembrare una minaccia per i professionisti della salute, in realtà gli esperti concordano che l’AI non sostituirà mai completamente il ruolo dei dietologi e nutrizionisti. 

L’AI ha indubbiamente la capacità di analizzare grandi quantità di dati e fornire raccomandazioni precise sulla nutrizione personalizzata, tuttavia, c’è un limite alla capacità dell’AI di comprendere appieno la complessità dell’essere umano.

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AI e alimentazione: come possono unirsi questi fattori?

Ci sono molti fattori che influenzano la risposta del corpo all’alimentazione, tra cui lo stress, la qualità del sonno e il livello di attività fisica, che potrebbero essere difficili da misurare e monitorare con precisione tramite l’AI. Ad esempio, l’AI potrebbe non essere in grado di rilevare lo stress cronico, che può influire significativamente sulla risposta del corpo all’alimentazione. Inoltre, potrebbe essere difficile per l’AI valutare l’impatto di eventi imprevisti, come le malattie o le lesioni, sulla risposta del corpo all’alimentazione.

Inoltre, l’AI potrebbe non essere in grado di considerare tutte le sfumature della dieta e della nutrizione e potrebbe non essere in grado di rilevare le emozioni che accompagnano il consumo di cibo, come la colpa o il piacere. L’aspetto emotivo del cibo potrebbe influenzare la risposta del corpo all’alimentazione, ma l’AI potrebbe non essere in grado di comprendere completamente quest’aspetto.

Una soluzione che sostituisce il professionista nella nutrizione personalizzata oppure un valido supporto?

L’AI può essere un’utile risorsa per la nutrizione personalizzata, ma non dovrebbe essere considerato un sostituto completo per il supporto umano. L’AI può essere utilizzata come strumento complementare, ma la relazione tra il paziente e il professionista della nutrizione deve rimanere centrale. Infine, esiste il rischio che le raccomandazioni basate sull’AI potrebbero creare un’ulteriore disparità nella salute.

Sebbene l’obiettivo dell’AI sia quello di creare raccomandazioni personalizzate per ogni paziente, potrebbe esserci il rischio che alcune popolazioni non siano rappresentate adeguatamente nei dati utilizzati per addestrare l’algoritmo.

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Inoltre, esiste anche il rischio che l’uso dell’AI nel campo della nutrizione possa portare ad una riduzione dell’interazione umana. Gli incontri con il dietologo o il nutrizionista potrebbero diventare meno frequenti o addirittura sostituiti da una semplice consultazione virtuale. Questo potrebbe portare ad una perdita di empatia e comprensione dell’individuo da parte del professionista della salute, che invece rappresenta un aspetto fondamentale nell’elaborazione di un piano alimentare personalizzato.

In conclusione, a chi possiamo affidarci per una nutrizione personalizzata?

In conclusione, l’intelligenza artificiale rappresenta sicuramente un’opportunità interessante per il campo della nutrizione, ma non deve essere vista come una soluzione definitiva. Gli algoritmi possono essere utilizzati come supporto per i professionisti della salute, ma non possono sostituirli completamente.

La creazione di una dieta personalizzata dovrebbe essere il risultato di una collaborazione tra l’individuo e il professionista della salute, con l’obiettivo di creare un piano alimentare adatto alle esigenze e alle preferenze individuali, ma anche alle condizioni di salute, allo stile di vita e all’ambiente socio-culturale di ciascun paziente.

Dobbiamo anche garantire che i dati utilizzati per addestrare gli algoritmi siano rappresentativi di tutte le popolazioni, in modo da evitare ulteriori disuguaglianze nella salute. In definitiva, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare la qualità della vita delle persone, senza sostituire l’empatia e l’attenzione individuale dei professionisti della salute.


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