Multe ai ristoratori che manifestavano a Milano, Fipe: “Toglierle subito”

Le multe ai ristoratori milanesi: cosa è successo

“Abbiamo incassi ridotti del 70% e rischiamo di non riaprire più. Non basta dire di usare il plexiglass per dividere i tavoli, vogliamo regole chiare perché viviamo di convivialità. A Milano molti bar e ristoranti sono ripartiti con il delivery o l’asporto ma non basta per coprire i costi e le utenze”.

Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe, ha commentato la notizia delle multe ai ristoratori che stavano manifestando pacificamente a Milano nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica e il Governo sul problema che affligge i ristoranti, chiusi da metà marzo per Coronavirus. I manifestanti erano accanto alle loro sedie vuote, con guanti e mascherine, a debita distanza l’uno dall’altro. L’obiettivo era semplicemente uno: ottenere regole chiare e ben definite sulla riapertura.

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Il parere di Fipe

Queste le parole di Cursano: “Multare i ristoratori milanesi, accusandoli di assembramento, è come sparare sulla croce rossa. Questa non era una manifestazione organizzata dalla Fipe, ma chiedo allo Stato di mettersi una mano sulla coscienza e fare un gesto di apertura nei confronti di imprenditori e lavoratori disperati. Allo stesso tempo, però, è importante che i ristoratori comprendano che, soprattutto in questo momento, è fondamentale non farsi prendere la mano: le proteste sono sacrosante ma le manifestazioni devono essere organizzate in modo serio, coinvolgendo prefetture e forze dell’ordine e nel rispetto della sicurezza di tutti. Altrimenti finiscono per essere contro producenti”.

“Fipe, da mesi, anche nel corso di audizioni in Parlamento, denuncia il rischio di problemi sociali – prosegue Cursano – e ora la rabbia sta montando. Gli imprenditori sono giustamente esasperati per essere stati lasciati soli da uno Stato che ha promesso di aiutarli ma che in due mesi non ha saputo dare loro alcun contributo concreto per sopravvivere. E qui non parliamo di attività basate sulla rendita o di finanza, ma di persone, titolari e dipendenti, che vivono solo se lavorano. Aziende schiacciate dai debiti che hanno bisogno di ossigeno ora, o rischiano di finire anche loro in rianimazione. I contributi a fondo perduto devono arrivare subito alle imprese, così come la cassa integrazione per i dipendenti e la liquidità promessa. Altrimenti per centinaia di migliaia di persone diventerà difficile persino arrivare a fine giornata, non a fine mese”.

“Ai ristoratori – conclude il vicepresidente Fipe – chiediamo di resistere e supportare, nel rispetto delle regole della convivenza civile, la nostra azione quotidiana nei confronti del governo. Ma al presidente Conte chiediamo di prendere in mano la situazione subito, altrimenti controllare la rabbia diventerà molto difficile”.


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