Più tutele per il pomodoro italiano con la nuova etichettatura

Dopo le nuove normative sull’etichettatura che hanno coinvolto prodotti quali latte, riso e pasta, da questa settimana è scattato l’obbligo fino al 31 marzo 2020, di specificare nell’etichetta di tutti i prodotti composti per più del 50% di pomodoro. Sia il paese di coltivazione che quello di trasformazione del prodotto italiano. Dopo questo periodo sarà l’Unione Europea a provvedere a emanare le nuove normative in materia. E che varranno per tutti i paesi ancora facenti parte dell’accordo monetario.

Lo prevede il decreto interministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 47 del 26 febbraio 2018. Per il quale sono passati ormai i 120 giorni necessari per l’entrata in vigore.

Nuova etichettatura e più tutele per il pomodoro italiano

Per i prodotti derivanti da pomodoro provenienti dall’estero la normativa lascia ancora una finestra temporale per permettere lo smaltimento delle scorte con l’etichettatura vecchia. Altrimenti hanno il semplice obbligo di inserire la dicitura generica di Paesi Ue oppure Paesi non Ue.

pomodoro italiano
Questo provvedimento sicuramente darà un freno al commercio di pomodori che non rispondono agli stessi standard qualitativi e di sicurezza italiani, proprio per questo la Coldiretti si può ritenere soddisfatta dopo le personali battaglie avvenute in piena campagna di raccolta del pomodoro.
 
Secondo l’associazione degli agricoltori, soltanto nei primi cinque mesi del 2018 in Italia sono sbarcati il 15% di derivati di pomodoro straniero in più rispetto allo scorso anno. Provenienti soprattutto da Stati Uniti, Spagna e Cina.
 
Nel nostro Paese sono circa 7.000 aziende agricole che contribuiscono alla trasformazione dei pomodori in prodotti semilavorati. Per il 2018 si era prevista una raccolta di 4,75 milioni di tonnellate. Ad oggi – a metà raccolta – sono state contate 1,4 milioni di tonnellate di pomodoro. Facendo immaginare così una riduzione del 10% rispetto a quanto inizialmente stimato per il 2018. L’Italia comunque si mantiene in testa alla classifica come produttore europeo. Ma quest’anno a livello mondiale il nostro paese, assieme alla Spagna, Portogallo e Cina, è stato nettamente declassato dalla California che nel mercato ha registrato una crescita del 14%.
 
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