Osteria Francescana, I’m not there! Nuova vita al menu di Bottura

Osteria FrancescanaSi chiama I’m not there ed è  il nuovo menu di Massimo Bottura e della sua Osteria Francescana.  Questo nuovo menu non è altro che una reinterpretazione dei piatti storici del celebre ristorante di Mr. Bottura. Una reinterpretazione frutto anche della diversità culturale dei ragazzi che compongono la brigata del ristorante.

Il nuovo menu dell’Osteria Francescana diventa cosmopolita

I’m not there non è solo il nome di un nuovo menu, ma è anche il titolo del brano e del film che raccontano la vita di Bob Dylan, del regista Todd Haynes. Il film prende il nome di un brano del 1956 composto da Bob Dylan, diffuso contestualmente all’uscita del film.

Osteria FrancescanaÈ dal film che lo chef Massimo Bottura ha iniziato a prendere ispirazione per questa nuovo menu. Nella pellicola si racconta, appunto, la storia del noto artista, tant’è che il regista ha scritto che il film è “Ispirato dalla musica e alle molte vite di Bob Dylan“. E così Massimo Bottura ha voluto sviluppare nuove vite per i piatti storici del suo locale. Piatti che oggi vengono scombussolati rispetto alla loro composizione originale. Sei mesi di studio, prove e idee hanno impegnato lo chef Bottura e tutto il suo staff. Dettagli, consistenze, temperature: tutto è stato rivoluzionato fino a trovare l’equilibrio, l’armonia, la nuova vita di ogni pietanza. Diversa da prima, ma ugualmente perfetta.

Osteria Francescana

Culture diverse si fondono per dare vita a nuove storie

La rilettura di ogni piatto viaggia in relazione alle culture diverse ed internazionali dei ragazzi della brigata che compongono lo staff della cucina di Bottura. Lo stesso chef ha raccontato: «Qui non si è trattato di coverizzare, come si direbbe in ambito musicale. Ma siamo di fronte a piatti nuovi a tutti gli effetti che partono però dagli ingredienti utilizzati in quelli storici, passando da una interpretazione assolutamente libera. È un gioco, giochiamo come i bimbi. Picasso diceva: “Da ragazzino disegnavo come Raffaello, ci ho messo una vita a imparare a disegnare come un bambino”. Noi cuciniamo come i bambini. E ci divertiamo».

 
Crediti foto: Paolo Terzi


Potrebbero interessarti anche