La pizza della famiglia Capasso, tra farina e passione

Elisa Vian

Tra le numerose porte di Napoli, spicca la Porta San Gennaro, la più antica della città (i lavori iniziarono nell’ottavo secolo dopo Cristo) e un tempo unico punto di accesso per chi proveniva dalla parte settentrionale della cittadina. Oltre ad essere la porta più antica che ospita l’affresco del pittore Mattia Preti risalente al 1656, è anche la cornice di una delle pizzerie più antiche di Napoli: la pizzeria Capasso.

La famiglia Capasso a Napoli

L’arte dei Capasso risale al 1847 e a parlarcene è Paolo Vincenzo Capasso, la 5^ generazione di una famiglia di pizzaioli che nel tempo si è vista cambiare il cognome a causa di un errore all’anagrafe, ma che ha sempre tenuto fede all’originario mestiere di Donna Adele Lieto colei che, assieme al marito Giovanni, ha dato inizio a questa straordinaria storia di passione e farina.

AVPNDall’unione dei due, ci racconta con orgoglio Paolo Vincenzo Capasso, nacquero otto figli, tre dei quali: Giuseppe, Vincenzo e Antonio hanno fatto la vera storia della pizza napoletana. Negli anni ’50 uno dei fratelli, Giuseppe, chiamato anche Giotto per la precisione e maestria nel creare un disco di pasta perfetto, decise di aprire un proprio locale a Fuorigrotta, pizzeria che ancora oggi dà lustro al quartiere.

Storia, passione e pizza napoletana

La pizzeria di via Foria è un fulcro di storia, passione e vera pizza napoletana. Paolo Vincenzo si occupa della preparazione degli impasti, della linea, della clientela e degli eventi, il padre Giovanni sta alla cassa e poi c’è il Nonno Vincenzo di 88 anni, il più anziano pizzaiolo della città, a sorvegliare che tutto funzioni al meglio secondo tradizione. “Da qualche anno mio nonno ha lasciato le redini a noi giovani che sopportiamo meglio la mole di lavoro, ma ogni mattina scende per il suo turno, controlla che tutto sia fatto in modo professionale e ancor oggi mi dà preziosi consigli: mi mostra il giusto approccio con la clientela e soprattutto come toccare la farina e rispettare questa polvere bianca che in qualche modo ci ha fatto fare la storia della pizza”.

L’espressione severa e dura di Nonno Vincenzo gli è valsa addirittura la parte del cattivo Cutolo nel film “Passione” di John Turturro, ma come ci svela il nipote Paolo Vincenzo ha un cuore tenero. Continua raccontando: “avrò avuto cinque anni, non arrivavo nemmeno al bancone, me lo ricordo come se fosse ieri, mio nonno prese una cassetta d’acqua e la mise sotto i miei piedi, cominciai a stendere un pannetto di pasta come avevo sempre visto fare al nonno e ricordo che ne se andò via emozionato per aver visto il suo nipotino ripetere con un certo rispetto, e non per gioco, un gesto di famiglia e di antica tradizione”. Fiero di avere il suo nome, Paolo Vincenzo, vede suo nonno come un grandissimo maestro da imitare in tutti i suoi modi e gli è grato per avergli trasmesso l’amore autentico per questo mestiere.

Pizza Famiglia Capasso

La storia della pizzeria

Il locale, nato con 7-8 posti a sedere, nel tempo è stato ampliato e oggi conta oltre 100 posti divisi in tre piani e circa 40 posti esterni all’ombra della famosa Porta. Il menù presenta oltre 40 pizze con una caratteristica comune: non escono dal piatto 33. Cosa strana per una pizzeria napoletana antica, ma è una scelta che si tramanda da generazioni, come il procedimento e le dosi per la creazione dell’impasto, quest’ultime mai rivelate. “Da oltre 16 anni, utilizziamo una farina Manitoba 0 e 00, una miscela creata appositamente per noi dal Molino Polselli. È stata una bella scoperta per il Nonno che al solo tocco disse che era un’ottima farina, fresca, soffice e bella”.

Ne esce una pizza dal cornicione alto due dita e alveolato come da insegnamento di Nonno Vincenzo – sfatiamo così l’invenzione recente dei canotti – di straordinaria leggerezza e digeribilità. Una pizza, sia cotta in forno che fritta di salutare bontà, grazie anche all’aggiunta di materie prime locali e di indiscutibile qualità. La pizzeria è meta di buongustai, turisti in visita, ma soprattutto di una clientela affezionata da generazioni. I Capasso hanno celebrato alcuni clienti storici inserendo nel menù pizze con i loro nomi e con le loro preferenze: la Sollazzo, metà mozzarella e ricotta e metà margherita, la Pinto, pizza fritta tonda con ricotta, mozzarella e salame, la Cardinale dedicata al Cardinale Pepe e molte altre.

Un passato degno di memoria e ammirazione, un presente di successo, ma come sarà il futuro? A questa domanda Paolo Vincenzo ci confessa che vorrebbe aprire un locale in un altro quartiere della città o ancora portare il nome della sua famiglia all’estero per far apprezzare al mondo intero la pizza della sua tradizione, la pizza della famiglia Capasso.

Crediti foto di apertura: Oliviero Toscani


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