Pizza Unesco, stanotte la decisione definitiva in Corea del Sud

Pecoraro Scanio: "Siamo fiduciosi e determinati". Anche Franceschini firma la petizione promossa dall'ex Ministro dell'Agricoltura e dell'Ambiente

La decisione sull’iscrizione dell’Arte del pizzaiuolo napoletano nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità slitta di alcune ore. La valutazione della candidatura italiana, da parte del 12° Comitato Intergovernativo Unesco, è prevista sull’isola di Jeju in Corea del Sud domani 7 dicembre, dalle 2 alle 4 del mattino ora italiana.

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Ad annunciarlo in collegamento video con il Comune di Napoli, è stato il Presidente della Fondazione UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, che insieme all’Ambasciatore Vincenza Lomonaco, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unesco, e al Prof. Pierluigi Petrillo, curatore legale del dossier di candidatura, stanno seguendo da vicino i lavori del Comitato chiamato a decidere.

Perché il responso è in ritardo?

Lo slittamento è dovuto al protrarsi dell’analisi delle molte proposte internazionali al vaglio, ma Pecoraro Scanio afferma che “la candidatura è forte e credibile, abbiamo lavorato bene e restiamo fiduciosi. Speriamo di dare una grande soddisfazione a Napoli e all’Italia”.

Mentre la delegazione italiana, sull’isola di Jeju, sta seguendo passo dopo passo i lavori del Comitato UNESCO, oggi a Napoli anche il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha firmato la petizione mondiale #pizzaUnesco, promossa da Pecoraro Scanio.
L’adesione è stata raccolta anche dal Vicepresidente di Coldiretti Campania, Vittorio Sangiorgio.

Pecoraro Scanio ha aggiunto: “Sono contento che anche Dario Franceschini abbia firmato la petizione. Proprio il suo ministero aveva presentato candidature alternative all’Arte del pizzaiuolo napoletano nel 2015 e nel 2016. È importante che oggi possiamo registrare anche questa sua adesione”.

Ancora pochissime ore e arriverà il verdetto definitivo ufficiale. Incrociamo le dita: per il nostro Paese si tratterebbe di un vantaggio di non poco conto.


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