C’era una volta… La lasagna al ragù… di lenticchie

Danilo Curotto

Danilo Curotto

Questa è una storia di un amore al primo morso, uno di quegli amori “quasi adolescenziali” per i quali faresti pazzie fino a quel momento inimmaginabili, tipo ad esempio rinnegare la “ciccia” che in dialetto è la carne simbolo della regione Toscana, la fiorentina.

Il primo incontro fu un fulmine a ciel sereno, da toglierti il respiro, con la mente che diceva “ma come è mai possibile, non può essere…”. E invece fu, anzi è, e sarà.

La lasagna al ragù
Ricordo l’incontro con i sui “genitori”, Valentina e Giacomo, che mi parlavamo di ingredienti del territorio, di prodotti biodinamici e di filiera corta, il tutto da offrire nei piatti di pasta fresca che volevano creare per i loro clienti.

La storia della lasagna al ragù di lenticchie

Ricordo anche che,  fra i ravioli ricotta, pecorino e miele in burro all’arancia e noci, i tortelli di patate e funghi in salsa di funghi e nepitella*, le ballerine di castagna cacio e pepe, i maremmani ricotta e spinaci in salsa di nocciole tostate e salvia e i cappellacci di burrata ed erbette ai pomodorini pachino con basilico e pinoli, l’occhio fu attratto dalle lasagne al ragù di lenticchie, forse proprio perché fino alle lenticchie tutto la parte restante del nome era ben impressa nella mia mente.
 

 
Decisi di conoscere meglio questa ricetta che per me, sperimentatore di natura, aveva qualche cosa di curioso. Si perché nonostante mi piaccia innovare e provare non avevo ancora all’epoca toccato ed affrontato questi temi con ingredienti locali rivisitando le ricette tradizionali.

Ma quanto buona è la lasagna?

Come detto fu amore al primo morso. Lasagne non all’uovo di solo semola e acqua, condite con una leggerissima besciamella e quel ragù di lenticchie locali che non ti stancherà mai. Leggerissime, gustosissime, proteiche, rifinite con un pizzico di poverino** a guarnizione nella più classica delle interpretazioni toscane.

 
Volete la ricetta? Non avrete mai quella di Valentina, Giacomo, Chiara, Michela e Marino (la famiglia di In Pasta Cibo e Convivio) anche se, volendole provare, basta andare a Lucca, nelle mura e, dopo che la “ciccia vi avrà preso annoia”, cercare in C.so Garibaldi 50, dove tutte le ricette prima indicate sono all’ordine del giorno compresi i tortelli ceci cipollotti e zenzero in salsa di cipollotti freschi e granella di pistacchi tostati.
 
Vorrei offrirvi una mia interpretazione.

La ricetta della lasagna al ragù di lenticchie

Partiamo dalla besciamella dove al posto del burro abbiamo l’olio extra vergine di oliva e al posto della farina la maizena. 75/75/1000 il rapporto fra i primi due ingredienti e il latte. Noce moscata e sale a finire come da tradizione.

Preparate sedano, carote, scalogno e cipollotto tritati grossolanamente, stufate (non rosolate) con olio extra vergine di oliva e un filo di brodo vegetale precedentemente preparato.
 

 
Le lenticchie non decorticate vanno lasciate a bagno, sciacquate, aggiunte al fondo di cottura e passate bene in questo ultimo insieme ad un trito abbondante di erbette fresche (timo, salvia, rosmarino e maggiorana che per un ligure non deve mancare mai…).
 
Bagnate con il buon brodo vegetale e una volta consumato aggiungete la polpa di pomodoro fino a quando non saranno cotte.
 
Pepe e peperoncino (a mio gusto come se non ci fosse un domani…).
 
Scottate le sfoglie di lasagna (ma anche no…) condite a strati intercalando besciamella e ragù di lenticchie, finite con una spolverata di pecorino toscano ed infornate. L’ultimo ingrediente le porta fuori dal mondo vegano ma da un tocco di sapidità del territorio inconfondibile.
 
Buon desinare a tutti !!!
 
*mentuccia fresca
**timo nel dialetto di Massa

 
 
Leggi anche “Pasta senza glutine ai legumi: ingredienti e consigli per farla a casa
 
C’era una volta… La lasagna al ragù…di lenticchie
 


Potrebbero interessarti anche