Vino: riparte il consumo. Al ristorante il 10% spenderà più di prima

Con la riapertura, da lunedì 18 maggio, della ristorazione e del fuori casa si riattiva anche per il vino italiano un canale naturale che vale al consumo 6,5 miliardi di euro l’anno.

Secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor non mancherà, anche se molto misurato, il revenge spending, la “spesa della vendetta” post lockdown, per i beni voluttuari come il vino. Il 10% prevede di spenderne più di prima fuori casa, valore che sale al 15% per i millennials (25-40 anni) e per chi non ha avuto problemi sul lavoro (13%).

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Il punto di vista di Veronafiere

Il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, ha affermato: “La nostra speranza è che gli storici partner dell’Ho.re.ca possano essere messi al più presto nelle condizioni di poter riprendere il proprio cammino. Vino, accoglienza e ristorazione rappresentano il primo fattore distintivo del nostro Paese nel mondo, e trovano in Vinitaly il luogo di incontro per eccellenza, con una media di 18.000 buyer italiani dell’Ho.re.ca, dei quali 2/3 legati alla ristorazione. A ciò si aggiunge il tradizionale evento autunnale wine2wine business forum con l’innovativo wine2wine exhibition, primo vero appuntamento internazionale on e off line di quest’anno dedicato al vino”.

Le ricadute della chiusura delle attività sul vino

“Il ruolo della ristorazione e gli effetti del lockdown sulle vendite di vino, sia in Italia che all’estero, sono desumibili dalle giacenze a fine aprile di quest’anno. Le giacenze – sottolinea Denis Pantini, responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor – evidenziano le penalizzazioni subite da alcune blasonate denominazioni che trovano nell’Ho.re.ca il principale canale di commercializzazione”.

“Si pensi al +9% di volumi in giacenza del Montefalco Sagrantino e del Nobile di Montepulciano, dell’8% del Chianti Classico o alle maggiori eccedenze di bianchi importanti come Falanghina (+16%) e Soave (+24%). Ma il danno inferto dalla chiusura – continua Pantini – non è solo prerogativa dei vini di fascia premium: si pensi al +36% in giacenza di Castelli Romani o al +22% di Frascati, vini tipicamente somministrati dalle trattorie della Capitale, non solo rimaste chiuse ma purtroppo anche a corto di avventori stranieri”.

In Italia, rileva ancora l’Osservatorio, circa 1/3 dei consumatori beve prevalentemente fuori casa (il 42% tra i millennials), con un valore che incide per il 45% sul totale delle vendite in Italia (14,3 miliardi di euro nel 2018).

Il prezzo medio alla bottiglia è di 15,4 euro, mentre al calice la spesa è di 5,7 euro.

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