L’ambizioso progetto di rilancio dei Colli Orientali del Friuli, sforzo collettivo che ha l’obiettivo di ricollocare nella posizione che le compete un’area vitivinicola capace di segnare, indissolubilmente, la storia del vino italiano, passa innanzitutto da una migliore conoscenza e conseguente valorizzazione del cospicuo capitale, umano e strutturale, a disposizione.
Il Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo e le varietà autoctone
Così almeno la pensa il Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo di Corno di Rosazzo, che ha pertanto, di concerto con le circa 200 aziende associate, avviato un piano di zonizzazione dell’areale e contemporaneo processo di socializzazione delle varietà cosiddette autoctone, tuttora vero patrimonio della viticoltura locale. Nelle varie Malvasia, Picolit, Pignolo, Refosco dal Peduncolo Rosso, Ribolla Gialla, Schioppettino, Tazzelenghe, Tocai friulano e Verduzzo friulano è infatti presente il consistente DNA di un territorio di 15 comuni che, da alcuni punti di vista, rappresenta un collettore di potenzialità ancora non del tutto esplorate.
L’investimento della famiglia Polegato
Dagli stessi intenti nasce l’investimento della famiglia Polegato, nella fattispecie di Giorgio, che, dopo il riassetto, in un’ottica di continuità, del marchio Astoria, ora al 100% di proprietà del fratello Paolo, si è dedicato alla nuova sfida, culmine di una ricerca durata un paio di anni.
Un’azienda dalla storia cinquantennale, ovverosia La Viarte (in friulano “La Primavera”), identificata come una delle nuove frontiere della viticoltura friulana, rilevata appena a settembre del 2023 ed immediatamente reimpostata, utilizzando le stesse, cristalline idee in materia di gestione e promozione del marchio evidenziate nell’avventura di Refrontolo, insieme ai figli Giorgia (enologa, che si occupa degli aspetti di commercializzazione), Luana (che si occupa dell’amministrazione) e Riccardo, che gestisce produzione ed organizzazione interna.
La tenuta di Prepotto sui Colli Orientali del Friuli
Ci troviamo nelle estreme appendici dei Colli Orientali del Friuli, per la precisione a Prepotto, lungo la Valle dello Judrio, due passi dal confine con la Slovenia. Una tenuta di 41 ettari, di cui 24 vitati – cui si aggiunge il lavoro di qualche conferitore storico, anche se l’obiettivo, dichiarato, è quello dell’espansione tramite l’acquisto – in un corpo unico, collocati a 200 metri, su terreno marnoso-arenaceo (la famosa ‘ponca’) e allietati da correnti d’aria fresca, provenienti dai Balcani, già adibiti da tempo, anche per la posizione peculiare, alla coltivazione dei territoriali, tra cui Refosco e Schioppettino, ma anche Pignolo e il raro Tazzelenghe, per non dimenticare i vitigni a bacca bianca, come Ribolla, Malvasia, Verduzzo e Friulano, che hanno già dato ampia prova delle proprie potenzialità.
La sfida del riposizionamento
L’operazione di riposizionamento parte dalla sfida di abbinare all’indubbia qualità della materia prima proveniente dalla campagna il corposo know-how familiare, dove i risultati acquisiti in ambito di bollicine, poi ascese a fama mondiale, riguardano sì la policy di cantina ma soprattutto la gestione della realtà aziendale nella sua interezza, in cui ogni processo viene rielaborato in un’ottica di lungo termine, improntata alla qualità assoluta, obiettivo di cui la viticultura italiana moderna ha vitale bisogno. Quindi nessuna velleità di rivoluzionare l’esistente, ma una necessità di approfondimento delle varietà presenti, identificando la maniera più adeguata di rappresentarle in bottiglia.
Tre le tipologie sulle quali investire, almeno in un primo momento, ovverosia Malvasia, Ribolla e Schioppettino, offerte sia in purezza che in blend, che ancora in versioni ‘sperimentali’, capaci, attraverso vinificazioni od affinamenti peculiari, di esplorare i limiti espressivi varietali.
La selezione
Ecco allora qualche assaggio esemplificativo del nuovo corso aziendale:
Trevenezie IGT Rosé Liende N° 5 2023
Un rosato da Schioppettino in purezza da breve macerazione ed affinamento, in acciaio, di circa 4 mesi. Fragolina di bosco al naso, sfumature di pepe rosa, tocchi di bergamotto, con note di alloro in uscita di olfazione. Al palato dimostra tensione e spinta agrumata, sapidità, con richiamo delle note di piccoli frutti rossi e ricordi officinali. Chiude su nuancesspeziate e grande lunghezza.
Friuli Colli Orientali DOC Malvasia Zija 2023
Non filtrata, arricchita da una breve sosta sulle bucce, è indubbiamente un varietale di complessità e tensione, senza asperità. Olfazione che attacca su note di albicocca, salvia selvatica, con sentori di biancospino e note di eucalipto. Al gusto balsamico, con richiami delle note officinali e sfumature floreali. In chiusura ricordi delle note fruttate e aftertaste di piacevole persistenza.
Friuli Colli Orientali DOC Ribolla Gialla Eufem 2022
L’incarnazione più ‘beverina’ della Ribolla Gialla, un’esplosione di gusto e succosità. Vendemmiato a mano, affinato sui propri lieviti per 6 mesi in acciaio, ha naso di susina gialla, con sfumature di ginestra, timo citrino, sentori di pepe bianco e frutta secca tostata. Al sorso è iodato-salmastro, con ritorno della frutta gialla e finale ammandorlato.
Friuli Colli Orientali DOC Tazzelenghe 2015
Una vera rarità il ‘taglialingua’, in una versione di compattezza e grande spunto gustativo. Affinato tra barrique e tonneau, prima di una lunga sosta in bottiglia, ha olfazione con note di susina, sfumature di liquirizia in polvere e rabarbaro, con sentori di noce moscata. Sapido alla beva, con richiamo delle note di frutta a buccia scura e speziate.