Doppi turni o attività che chiudono: due facce della stessa medaglia

Spesso si ricorre a doppi turni o addirittura, al contrario, all’orario ridotto per contrastare la mancanza di personale nella ristorazione.
Non si trova personale per bar, ristoranti e alberghi e a causa di questa mancanza molte attività si devono riorganizzare o, addirittura, chiudere. E chiudere sembra la soluzione “migliore” nei casi in cui gli straordinari non bastano.
Stiamo parlando di hotel, ristoranti, bar, attività essenziali per il turismo estivo, al mare o nell’entroterra.
«Il problema della carenza di personale si sente in particolare nel mondo della ristorazione. Oltre agli orari ridotti, ci sono diversi nuovi progetti che non sono nemmeno partiti. Si attendono tempi migliori. – spiega una rappresentante di Fipe. – L’attuale indisponibilità dei giovani è frutto anche di una sorta di onda d’urto del Covid che li aveva portati ad avere molto tempo libero».

personale ristorazione
Il settore della ristorazione, si sa, richiede la necessità di lavorare di sera e nei fine settimana. «Non è una questione di stipendio, viene applicato il contratto collettivo firmato dalla Fipe, che è il migliore nel campo della ristorazione. Oltre alla cifra, vanno considerati i costi sospesi come la liquidazione di ferie e permessi, la tredicesima e così via. Davanti a questo, se le paghe sono basse è perché è bassa la quota di ore».

La cosa certa è che la ripartenza non è affatto facile per il settore della ristorazione e, più in generale, per il turismo. Anche la grande distribuzione è in emergenza personale. Con numeri che oscillano tra il 30-35 per cento della forza lavoro qualificata mancante. Mancanza che potrebbe aggravarsi con il passare dei mesi.

Da Fipe si chiedono da tempi contributi alle imprese per far fronte al problema in modo rapido. 

personale ristorazione

Ma non servono solo parole, servono soprattutto azioni. E chi meglio della politica? Purtroppo la mancanza di dialogo con le istituzioni non rende affatto facile la risoluzione del problema. 
Occorre una rivisitazione del reddito di cittadinanza ma non solo: serve una riforma del mercato del lavoro. Non è attiva una politica attiva del lavoro, un dialogo e la cooperazione con i centri dell’impiego, manca l’educazione al lavoro


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