Mancano cuochi e camerieri, la ristorazione è in allarme

La ristorazione è il settore terziario in cui si registra il più grave calo di personale.
Camerieri, baristi, cuochi, personale di sala sono merce rara. Molte attività sono ancora a caccia di personale, ma senza risultati. La carenza di personale è un problema concreto nella ristorazione. Non si tratta di un problema solo stagionale, ma di tutto l’anno.

Secondo l’Istat infatti, il tasso di posti vacanti è dell’1,4% (per imprese con almeno 10 dipendenti).

“Il tasso di posti vacanti è il rapporto percentuale fra il numero di posti vacanti e la somma di questi ultimi con le posizioni lavorative effettivamente occupate”.
Tale dato può fornire informazioni per interpretare l’andamento del mercato del lavoro, anticipando il numero di posizioni lavorative occupate in un determinato periodo. L’Istat rivela che nel terzo trimestre 2021, il tasso di posti vacanti è dell’1,8%.

La ristorazione è il settore più colpito

Nella zona di Roma “Mancano circa 30mila dipendenti nel commercio, un 15-20% del comparto complessivo”, afferma Claudio Pica, Presidente di Fiepet Confesercenti Roma. I motivi sono due. “Parecchie persone a inizio pandemia avevano paura che il turismo non ripartisse. Quindi si sono rivolti a settori semindustriali – dove infatti c’è più ricerca di personale. Come si apprende dai dati Istat. – O si sono improvvisati come come commessi ed elettricisti”. L’altro motivo riguarda il reddito di cittadinanza. “Le persone preferiscono svolgere lavoro sommerso 1-2 volte a settimana piuttosto che sacrificarsi coi turni serali nella ristorazione. – spiega Pica – in questi mesi abbiamo assistito a un totale cambio negli stili di vita, più legato agli affetti familiari”.

ristorazione carenza di personale

Se da un lato molti imprenditori si sono scagliati contro i dipendenti, è anche vero che l’Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali aveva già spiegato come la realtà fosse ben diversa. Soprattutto sui contratti.

“Pagati poco? I dipendenti hanno contratti da 1.400 fino a 2.000 euro netti, con contributi a carico dell’azienda. – spiega Pica – Un lavoratore a Roma nella ristorazione a noi costa in media 26mila, mentre al dipendente di questa cifra arrivano circa 16mila euro. Comprese imposte e oneri sociali. Per questo motivo abbiamo aperto un dibattito tra Governo e sindacati per destinare 8 miliardi anche a favore delle imprese. In questo modo anche gli stipendi dei dipendenti possono crescere”.

Per quanto riguarda la situazione su Roma: “Stiamo cercando con gli assessori della Regione Lazio, Claudio Di Berardino al Lavoro e Valentina Corrado al Turismo, di creare un ponte tra le politiche attive sul lavoro e la formazione del personale. Facendoci forza coi sindacati per la ripartenza del settore – precisa il Presidente di Fiepet Confesercenti Roma. – Il rischio è che la continua ricerca del personale possa abbassare la qualità dei servizi nella ristorazione. Perché una squadra fissa all’interno di un esercizio commerciale è indice di competenze e preparazione, dà perciò dei risultati maggiori. Non vogliamo più assistere a casi limite, come in un locale a viale Aventino, dove tre imprenditori per sopperire alle carenze di organico e all’impreparazione si sono messi ad aiutare il personale in sala”.


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