Portano il figlio in ospedale: pagano 250€ per il “no show” al ristorante

Almeno una volta è successo a tutti. Un imprevisto, un impegno improvviso, una malattia, una dimenticanza. Tutte situazioni che possono fa saltare la prenotazione al ristorante. E in questi casi disdire in tempo il tavolo è un’impresa. Ma cosa succede se prenoti e poi non ti presenti? È sicuramente importante e gradito avvisare il locale che non si arriverà per non trovarci in situazioni scomode e poco piacevoli. E come tutte le cose, anche questo fenomeno ha un nome: no show, ovvero non presentarsi.Una pratica molto antipatica, che nella ristorazione si verifica quasi ogni giorno.

Alcuni ristoranti chiedono il rimborso se la prenotazione non viene disdetta in tempo, ma esistono anche i diritti dei consumatori che aiutano i clienti a contestare le pretese illegittime dei locali. È ancora fresca la notizia dell’addebito spropositato che un ristorante stellato ha imposto ad una coppia che non si è presentata a cena per portare il figlio al pronto soccorso. 

no show

Non si presentano al ristorante: pagano una penale di 250€

Ma torniamo per un momento al caso appena accennato sopra. La famiglia in questione aveva prenotato un ristorante stellato per una cena. Mezz’ora prima dell’appuntamento al locale, i due sono stati costretti ad annullare la prenotazione per scortare il figlio al pronto soccorso. Ai titolari del locale non è piaciuto questo no-show e ha, infatti, addebitato una penale di 250 euro per il preavviso insufficiente. Il fattaccio è successo in un ristorante stellato Michelin a Cork, in Irlanda e da giorni sta facendo discutere. Dalla famiglia è partita una recensione su TripAdvisor.

«I miei sinceri ringraziamenti al ristorante per la loro totale mancanza di comprensione del fatto che un bambino malato che ha bisogno di essere portato d’urgenza al pronto soccorso e per aver addebitato € 250 sulla mia carta mentre eravamo ancora in ospedale in attesa dei risultati dei test di emergenza. Anche se capisco la pressione che le aziende sono sottoposte, ritengo che addebitare una tariffa intera di € 250 sia eccessiva. Capirei una tassa di cancellazione più appropriata. Inoltre la risposta sia per telefono che per e-mail mancava completamente di empatia per la situazione traumatica in cui ci siamo trovati. Far pagare 250 € a qualcuno per NIENTE nel clima attuale lascia un sapore molto aspro per quella che doveva essere un’occasione speciale».

Di contro il ristorante ha divulgato un nota di chiarimento dove spiega che «il locale ha addebitato il costo perché dopo aver tenuto il tavolo riservato per un mese. Ci hai dato 30 minuti di preavviso per una cena per due persone e il tuo tavolo è rimasto vuoto tutta la notte. Tutto il cibo che era stato preparato per te e tua moglie che è finito nel cestino».

Non presentarsi al ristorante è un reato? Il fenomeno del no show

No show, sedie e tavoli vuoti che fanno male con i conti alla mano. Si chiama no show, cioè non presentarsi. Il fenomeno si verifica soprattutto nella fascia fine dining, dove la prenotazione è pratica consueta. Ma a differenza della prenotazione, il no show si manifesta silenziosamente. Il cliente non si presenta o disdice con pochissimo preavviso. Diventa complicato per il ristoratore far tornare i conti, considerando i costi dei locali e del personale, oltre alle materie prime impiegate.

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Si calcola che il no show, il più delle volte intenzionale, produce un calo che va dal 5 al 20%. Secondo The Fork, ad essere vittima del no show è lo sbadato che ha dimenticato l’impegno, lo sfortunato che ha avuto un imprevisto, il cliente maldestro che ha prenotato per sbaglio, il timido che si vergogna di chiamare. E, infine, il cafone.

Tuttavia, ragionando sull’origine del fenomeno, il problema è culturale. Pagare in anticipo concerti, viaggi e altri servizi senza alcuna remora è ormai consuetudine. Ma il ristorante no. Stando ad un sondaggio, il 53,2% dei votanti pensa che il pagamento anticipato del ristorante è inconcepibile.

La soluzione al no show: la prenotazione rafforzata

La legge di certo non aiuta. L’articolo 59 del Codice del Consumo esclude il diritto al recesso entro i 14 giorni con riferimento ai “servizi riguardanti le attività del tempo libero qualora il contratto preveda una data o un periodo di esecuzione specifici”. Ogni responsabilità è riversata sul ristoratore, obbligato a tenere a disposizione il tavolo. Il cliente, invece, è libero di presentarsi o meno. Però esisterebbe l’escamotage dell’articolo 1175 del Codice Civile, che riporta il dovere di disdetta. Al momento di fissare il tavolo, si pone una clausola che obblighi il cliente, in caso di no show, al pagamento di una penale. Diventa un vincolo giuridico, che diventa esecutivo nel caso il cliente non si presenti. È un trend recente, usuale nei ristoranti giapponesi e ormai è ormai una prassi diffusa.

 


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