Sovranità Alimentare: gli obiettivi del nuovo Ministero

Andrea Colavitti

Andrea Colavitti

La proclamazione dl nuovo governo ha portato con sé anche nuovi obiettivi e traguardi per il mondo della ristorazione. Il vecchio ministero dell’agricoltura evolverà in Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare.

Ma cosa significa ciò a livello pratico?

Per capire meglio il tutto occorre fare un passo indietro. Il concetto di sovranità alimentare appare per la prima volta nel 1996 al World Food Summit della FAO a Roma e sta ad indicare “il diritto dei popoli, delle comunità e dei Paesi di definire le proprie politiche agricole, del lavoro, della pesca, del cibo e della terra che siano appropriate sul piano ecologico, sociale, economico e culturale alla loro realtà unica. Esso comprende il vero diritto al cibo e a produrre cibo. Il che significa che tutti hanno il diritto a un cibo sano, nutriente e culturalmente appropriato, alle risorse per produrlo e alla capacità di mantenere se stessi e le loro società”.

Quali parole più azzeccate nei confronti di una nazione che vanta il più alto numero di produzioni tutelate, DOP, DOC, IGP e quant’altro al mondo?!

Sovranità Alimentare

La tutela del Sovranità Alimentare tra gli obiettivi del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare

Il Made in Italy va tutelato per evitare che contraffazioni e sopprusi ne modifichino il suo obiettivo: valorizzare il nostro territorio anche oltre ai confini nazionali. Consapevoli che la cultura del cibo risale ai tempi degli antichi romani ogni passo va improntato al fine di accrescere sempre di più il patrimonio economico che ci circonda. Proteggere i nostri prodotti, significa dare la possibilità al mondo futuro di evolvere. Calcare la tradizione nei suoi passaggi infiniti per tendere ad un futuro sostenibile dove cibo e popoli si fondono in un unica grande realtà mondiale.

La protezione del mercato non va quindi vista in termini di autarchia o chiusura. Come suggerito dal fondatore di SLOW FOOD, Carlo Petrini, bisognerebbe valorizzare ciò la terra ci offre in modo spontaneo al fine di aprirsi a nuovi obiettivi. Produrre di meno ma in forma sostenibile, dare modo ai territori di essere proficui, incentivare la cultura alimentare nei paesi in via di sviluppo così da favorirne la loro autonomia.

 Le cose da fare sono tante e forse con un passo alla volta si può cercare di cambiare il mondo con l’aiuto di tutti.

 


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