Taglio iva su turismo e ristorazione, Conte: “Sarà temporaneo, costa molto”

Il taglio iva di un punto percentuale significa un minor incasso di circa 4,5 miliardi. Secondo Unimpresa occorre abbassare l’asticella di almeno 3 punti, come “stimolo psicologico” per la ripresa dell’economia, ma c’è chi non è d’accordo.

Le ipotesi al vaglio del Governo sono molte: si parla di un taglio consistente, per un lungo periodo di tempo, per alcuni beni e servizi di settori mirati, in primis turismo e ristorazione. Si vocifera anche di un taglio generalizzato del 3/5% per tutto, per un breve periodo di tempo di massimo 6 mesi. Altra ipotesi al vaglio è la riduzione per chi usa solo carte di credito e pagamenti digitali tracciati.

Insomma, il modello tedesco di abbassamento dell’iva pare piacere anche in Italia: Confcommercio, Confesercenti e Coldiretti vedono di buon occhio l’iniziativa; Confindustria invece è scettica, se non contraria.

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Conte fa un passo indietro

Meno di 24 ore dopo l’annunzio è stato lo stesso Conte a fare un passo indietro. A proposito dell’abbassamento dell’iva ha affermato: “Non c’è una ricetta pronta. Ora si parla di iva perché nel corso degli incontri avuti con associazioni di categoria e imprenditori è una delle richieste avanzate. Valutiamo questa possibilità, ma un calo dell’iva costa moltissimo. Si è valutata, quindi, l’ipotesi di una riduzione per un breve periodo di tempo”. “Un errore agire imposta per imposta, serve una riforma fiscale complessiva” sostiene invece Ignazio Visco, governatore di Bankitalia.

Pro e contro del taglio iva

Il problema numero uno della manovra è il costo: in ballo ci sono tra i 10 e i 15 miliardi. Come osserva Quotidiano.net, fino ad oggi, l’emergenza Coronavirus ha permesso di disinnescare le clausole iva e accise che gravavano sul 2021 (21 miliardi di euro) e sul 2022 (27 miliardi). Ora si vorrebbe arrivare addirittura a una sforbiciata. Secondo i calcoli contenuti nella relazione tecnica del decreto Rilancio, però, il taglio di un punto dell’aliquota ordinaria del 22% vale circa 4,37 miliardi, l’aliquota ridotta di alcuni beni e servizi al 10% vale invece poco meno di 2,9 miliardi.

Cosa avverrà?

La prima idea messa in campo è quella di un passaggio di taluni beni di larghissimo consumo oggi al 22% nella fascia di aliquota ridotta al 10%.
La possibilità più favorita è quella di alleggerire in particolare le filiere particolarmente colpite, come quella del turismo e della ristorazione, dei servizi o dell’auto nell’industria. Senza contare la volontà di legare, comunque, questo taglio all’uso di carte di credito e bancomat. Cosa avverrà? È presto per dirlo. Restiamo in attesa di ulteriori notizie.

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