Tenuta Marino: i vini sostenibili che esprimono il territorio

Luca Gardini

Luca Gardini

La varietà vitivinicola in Italia

Il grande privilegio del lavoro che ho continuato a svolgere, pur con mille difficoltà, durante la pandemia, è quello di trovarmi quotidianamente a contatto con le realtà enologiche più disparate, dal nord al sud dell’Italia, toccando con mano quella varietà vitivinicola che è la vera ricchezza del nostro Paese. La stessa pandemia, pur nelle tantissime difficoltà che ha causato, ha anche accelerato processi in gestazione ma non ancora sedimentati, uno tra tutti la digitalizzazione delle imprese, causata dalla latitanza dei canali di vendita tradizionali e dal proliferare – obbligato, questo è chiaro – della vendita on-line. Un processo che a mio avviso non potrà che fare bene alle aziende da un punto di vista della possibilità di comunicare i propri valori e i prodotti anche con canali digitali.

Altro aspetto positivo è l’accelerazione delle pratiche per la conversione biologica dei vigneti, o quanto meno una maggiore sensibilità riguardo all’approccio sulla sostenibilità dei processi. L’immobilismo forzato che, è da dire, ha coinciso con una vendemmia ottima come la 2020, ha portato gli staff delle cantine ad una serie di considerazioni ad ampio raggio sulla produzione e sulla salvaguardia della stessa. La vite, che come è evidente, della pandemia se ne infischia, ha portato a riprogrammare il proprio lavoro per rendere la coltivazione vitivinicola meno invasiva, quindi insieme più sana e più longeva. Ecco quindi la maturata convinzione di iniziare o rafforzare processi di salvaguardia. Altra tendenza che ho visto diffondersi è quella di un più spinto interesse verso i territoriali, che, per chi mi conosce, rappresenta, insieme alla tutela delle Denominazioni di Qualità, la nostra vera risorsa. Per motivazioni storiche e ovviamente caratteristiche geo-climatiche, la nostra Nazione è uno scrigno di tipologie, che rappresentano, con la coltivazione di 80 vitigni sul 75% della superficie vitata (per fare un paragone, Francia e Spagna, le nostre principali competitor, sono a meno di 15 tipologie rappresentate), un payoff incredibile.

Tenuta Marino Luca Gardini Basilicata

Tenuta Marino

In Italia sono attualmente censite 475 tipologie, quindi si capisce quanto questa operazione di archeologia sia fondamentale per il futuro. Proprio per questo oggi vi parlo della Basilicata, regione che, alla luce di quanto detto, rappresenta un vero paradiso enologico. In questo patrimonio è indubbio che il Parco Nazionale del Pollino, dove sorge Tenuta Marino, è uno dei più interessanti.

Una terra, quella che si estende attraverso tre comuni (Noepoli, San Giorgio Lucano e Senise) e due province (Matera e Potenza), dedicata alla coltivazione dell’uva da sempre. I motivi risiedono nel microclima collinare, protetto dagli influssi di mar Ionio e Tirreno e quindi temperato, ma anche dalle caratteristiche pedoclimatiche, assolutamente peculiari.

I Massicci del Pollino e dell’Orsomarso, collocati a cavallo tra Basilicata e Calabria, sono le vette più alte del Sud Italia, innevate per gran parte dell’anno. L’area è composta di rocce dolomitiche, calcaree, di pareti di origine tettonica, di grotte carsiche, masse di origine vulcanica, altipiani, oltre che di accumuli morenici, circhi glaciali e massi erratici. Francesco Marino, proveniente da una famiglia di produttori di frutta, non a caso sceglie questo territorio, della cui vocazione è convinto, per estendere l’attività alla viticoltura, puntando sui territoriali, in testa l’Aglianico. Sceglie da subito di puntare sul regime sostenibile, con abolizione di ogni prodotto di sintesi e promozione della biodiversità, perché vuole che i prodotti risultino chiara espressione del territorio. Oltre all’Aglianico si coltivano Primitivo, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon e Greco, tutti in letture peculiari, anche se sono alle porte sia un taglio bordolese promettentissimo che il primo spumantizzato di casa.

Paesaggio Basilicata Calabria Pollino

Vini Tenuta MarinoMatera DOP Primitivo Terra Aspra 2013: splendida lettura territoriale. Mora e mirtillo, tocchi di foglia di pepe al naso, bocca densa e succosa, tannini sapidi, finale di persistenza, con ritorno di piccoli frutti neri.
Matera DOP Greco 2019: un Greco eccellente. Susina gialla e rosmarino al naso, con tocchi balsamici, bocca verticale, ricca, finale fruttato e profondo.
Matera DOP Rosato 2019: anche in versione rosata un inno alle potenzialità del Primitivo. Naso di bergamotto, fragolina, tocchi di macchia mediterranea e pepe rosa, bocca salmastra, bella persistenza.


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