Tiramisù Martini. È il momento dei deliziosi dessert cocktail

Paolo Bianchi

Paolo Bianchi

È proprio vero che spesso la realtà supera di gran lunga la fantasia, anche in cucina. La nuova tendenza che sta spopolando sul web, ma anche in molti locali italiani si chiama Tiramisù Martini.
Si tratta di un dessert drink, cocktail da mangiare o dessert da bere, obiettivo ricreare nel bicchiere il sapore di dolci famosi e amati in tutto il mondo, come appunto il Tiramisù. Chi lo prepara già da un po’ di tempo vi potrà dire che conserva tutto il gusto per cui il Tiramisù è famoso, ma sotto forma di bevanda.

Tiramisù Martini

Il Tiramisù Martini non è confondere con un banalissimo latte al cioccolato, è basato su Vodka alla Vaniglia (Absolut Vanil), Kahlua (Liquore al Caffè) e Crema di Cacao. I tre ingredienti si shakerano in parti uguali all’interno di un Boston Shaker con ghiaccio cristallino, si versano filtrando in una Coppetta Martini ben ghiacciata, e in superficie, si versano 2 Cl di panna liquida opportunamente ossigenata. Ed ecco pronto il Tiramisù Martini!

Il Tiramisù è forse il dolce più famoso al mondo, presente ormai nei menù di moltissimi ristoranti in Europa e in America. La sua origine è spesso contesa tra diverse Regioni italiane, ma la vera storia di questo dolce al cucchiaio non lascia dubbi: la sua nascita è avvenuta nelle cucine di una storica Osteria Trevigiana. È il 1970 quando il cuoco e pasticcere Roberto Loli Linguanotto entra nelle cucine delle Beccherie, la trattoria dai sapori tradizionali di Piazza Ancilotto, nel cuore di Treviso. Il Loli, di origini venete, era tornato da poco da un’esperienza da cuoco in Germania dove aveva fatta propria la tradizione, largamente diffusa in Bavaria, dei dolci cremosi al cucchiaio; tornato a Treviso riaffiora in lui il ricordo, mai dimenticato, dei dolci poveri e casalinghi della sua infanzia e a scatenargli l’idea geniale è il più semplice di tutti: il tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero, che tra Treviso e Venezia tutti i bambini erano soliti mangiare a colazione. Non c’è nonna infatti che ancora oggi non ricordi il rumore mattutino del montaggio dell’ “ovo col sucaro”, il cosiddetto “sbatudin”. Il Loli da bravo pasticcere unisce le sue radici culinarie con quanto appreso in Germania e così, aggiungendo mascarpone allo sbatudin, dà vita alla famosa crema e al Tiramisù. Ma oggi il Tiramisù, il dolce taliano più famoso nel mondo, lungi dall’essere ancorato al passato spicca il volo verso il futuro, diventando addirittura un cocktail ed infrangendo la barriera del già avanguardista food pairing.

Tiramisù

“La nuovissima tendenza che vuole il dessert abbinato al cocktail si chiama Pastry Pairing – spiega Paolo Bianchi, Consigliere Nazionale FIB – Federazione Italiana Barman – si tratta di un nuovo modo di fare l’aperitivo in cui si dà spazio a sperimentazione, egustazione sensoriale e qualità. Pasticceria e cocktail si uniscono per far provare al cliente una nuova sensazione sensoriale. Nei nostri corsi nelle Academy FIB in tutta Italia, oltre alle basi della miscelazione, apriamo focus e realizziamo master class sulle principali tendenze per formare nuove generazioni di barman capaci di stare al passo con i gusti e le richieste del mercato”. Il Pastry Pairing permette di ampliare l’offerta ed essere proposto in momenti diversi della giornata, attirando la clientela anche in orari fino ad ora poco sfruttati (si pensi ad esempio alla fascia oraria pomeridiana, quella della merenda, da riempire con dessert monoporzione e cocktail a bassa gradazione alcolica o virgin).


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