Con la vendemmia anticipata la produzione cala del 10%

Sette giorni di anticipo rispetto allo scorso anno. La vendemmia anticipata prende il via in Italia. Le cause? La siccità e il caldo oltre i 40 gradi hanno tagliato la produzione del 10% a livello nazionale. I vigneti sono messi a dura prova anche da nottate con afa e temperature minime sempre molto alte. Questo non ha permesso ai grappoli di prendere un po’ di “respiro” climatico con il tradizionale sbalzo termico.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’avvio della vendemmia in Italia con il distacco del primo grappolo nell’azienda agricola Faccoli in via Cava a Coccaglio, nella Franciacorta bresciana in Lombardia.

Vendemmia anticipata a causa della siccità

La produzione italiana quest’anno – sottolinea la Coldiretti – si stima in calo del 10% a livello nazionale per un quantitativo intorno ai 45,5 milioni di ettolitri ma molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature che influiscono sulla maturazione sia dall’assenza di nubifragi e grandinate che hanno un impatto devastante sui vigneti e sulle quantità prodotte. In Italia si attende comunque una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo.

Nonostante il calo a livello nazionale l’Italia – precisa la Coldiretti – è il primo produttore mondiale di vino mentre per il secondo posto si prospetta una sfida tra Francia e Spagna paesi che hanno subito entrambi i danni causati dalla siccità e dagli incendi.

Vendemmia anticipata

A rischio il Made in Italy

Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay in un percorso che – precisa la Coldiretti – prosegue a settembre ed ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale.

La produzione tricolore – sottolinea la Coldiretti – può contare su 607 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

Un momento critico per il settore vinicolo

“Con la vendemmia in Italia si attiva un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio” spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Per tutelare l’enorme patrimonio enogastronomico italiano occorre però superare al più presto – evidenzia Coldiretti – i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali. Ad oggi in agricoltura secondo Coldiretti appena 10mila stagionali sui 42mila previsti dal decreto flussi 2021 hanno iniziato a lavorare nelle campagne. Dal Trentino al Veneto passando per l’Emilia fino ad arrivare in Basilicata la situazione – precisa Coldiretti – è divenuta drammatica.

“Non è possibile che per colpa della burocrazia – sottolinea Prandini – le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria dopo aver affrontato peraltro i danni della siccità e un pesante aumento dei costi di produzione determinato dalla guerra in Ucraina”. Si tratta di assicurare i nulla osta soprattutto ai lavoratori dipendenti a tempo determinato che – spiega Coldiretti – arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Occorre introdurre un contratto di lavoro occasionale per consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani – conclude Coldiretti – di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi.


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