Vinitaly 2018, sempre più internazionale, green e digital

Aumentato del 25% il numero degli espositori esteri presenti all’interno del padiglione International_Wine Hall; sold out degli spazi in quartiere già a dicembre 2017; incoming di delegazioni commerciali selezionate da 58 Paesi. Una media di operatori professionali provenienti ogni anno da 140 nazioni (nel 2017, 128 mila presenze totali di cui 48 mila dall’estero, di cui 30.200 buyer accreditati da 142 Paesi); una crescita costante dell’offerta “green” con le aree ViVIT, VinitalyBio e Fivi; una innovativa directory online con 4.319 espositori da 33 Paesi e 13.000 vini iscritti ad oggi che, attraverso un portale informativo in italiano, inglese e cinese, consente un matching b2b tutto l’anno, progettato lungo la linea del nuovo sviluppo di servizi digitali previsto dal pianto industriale.
 
Piano che prevede investimenti anche per il miglioramento delle infrastrutture di quartiere e di pertinenza dello stesso (parcheggi, recupero e utilizzo già da quest’anno delle Gallerie Mercatali, manufatti di archeologia industriale prospicenti l’area espositiva) e un cesura sempre più marcata tra la fiera business nel quartiere e le iniziative di Vinitaly and the City dedicate ai wine lover in città, a Verona e, quest’anno, in tre borghi suggestivi della provincia: Bardolino, Soave e Valeggio sul Mincio.

Vinitaly 2018 I vini italianiTavolo relatori, da sinistra: Scannavini, Mantovani, Olivero, Danese e Sboarina

Vinitaly 2018, l’evento dedicato al vino

Queste sono alcune delle novità e degli elementi caratterizzanti l’edizione numero 52 di Vinitaly (Verona, 15/18 aprile 2018, www.vinitaly.com), International wine & spirits exhibition, il più grande salone al mondo per metri quadrati e presenze estere dedicato al settore del vino e dei distillati, presentato oggi a Roma in conferenza stampa.
 
Anche quest’anno Vinitaly è preceduto dall’evento internazionale OperWine, che sabato 14 aprile fa da ouverture alla rassegna nel palazzo della Gran Guardia, presentando 107 aziende di tutte le regioni italiane, selezionate dalla rivista americana Wine Spectator.
 
Vinitaly si presenta come un unicum espositivo a livello internazionale grazie alla compresenza di Sol&Agrifood, salone internazionale dell’agroalimentare di qualità, rassegna interattiva che attraverso cooking show, momenti educational e degustazioni valorizza in chiave business le peculiarità dell’agroalimentare e l’olio extravergine d’oliva in particolare, e di Enolitech, appuntamento internazionale con la tecnologia innovativa applicata alla filiera del vino e dell’olio.
 
Il tutto legato da un ensemble di chef stellati, proposte di wine&food pairing, degustazioni di livello internazionale che fanno di ogni edizione di Vinitaly una annata irripetibile con appuntamenti di formazione tecnico-scientifica.
 
Maurizio Danese VInitaly 2018 I vini italianiMaurizio Danese, presidente di Veronafiere

Uno strumento per le imprese

“Vinitaly si è sempre dichiarato uno strumento di servizio per le istituzioni e il sistema delle imprese, in chiave business e di relazioni internazionali – spiega Maurizio Danese, presidente di Veronafiere –. Il coinvolgimento della rassegna nel piano di promozione straordinaria del made in Italy è stato un passaggio importante per promuovere in modo unitario l’export vitivinicolo italiano. In tal senso, la collaborazione che stiamo portando avanti con ICE Agenzia, in particolare sui mercati di Cina e USA, è una modalità operativa che auspichiamo possa coinvolgere sempre più attori in un progetto di logica aggregativa. Sul fronte interno, continuiamo il lavoro iniziato nel 2015 per potenziare il
profilo professionale del visitatore di Vinitaly e la presenza di top buyer”.
 
L’obiettivo dichiarato è quello di essere sempre più una piattaforma per gli affari delle aziende comparto. Anche per questo nel 2018 Vinitaly propone, in collaborazione con Wine Monitor di Nomisma, l’outlook sul futuro dei mercati mondiali target per il vino ed un focus specifico riservato agli USA, al quale seguiranno approfondimenti su Cina, Russia, Giappone, Regno Unito e Germania.

Vinitaly 2018 ospita i mercati internazionali

Mercati internazionali che Vinitaly presidia tutto l’anno attraverso le iniziative di Vinitaly International in Russia, USA, Cina, Hong Kong e della Vinitaly International Academy nei medesimi Paesi, oltre che in Canada dove forma da anni ambasciatori ed esperti che lavorano con Veronafiere per divulgare la conoscenza dei vini italiani e per l’incoming di operatori – buyer, professionisti del settore ho.re.ca, influencer – in occasione della fiera annuale a Verona. Un ulteriore strumenti di conoscenza e di marketing è la guida 5StarWines-The Book, con i migliori vini del mondo selezionati da Vinitaly.
 
Giovanni Mantovani Vinitaly 2018 vini italianiGiovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere
 
“Sempre più aziende estere si stanno accorgendo delle opportunità che Vinitaly mette in campo – commentaGiovanniMantovani,direttoregeneralediVeronafiere–. Loconfermalacrescitadegli espositori e della superficie della International_Wine Hall.

Professionisti da tutto il mondo ospiti a Vinitaly

Sul fronte dell’incoming, abbiamo selezionato professionisti provenienti da 58 nazioni dei 5 continenti. Dagli Usa sempre più presenti importatori e distributori anche dagli Stati interni. Il Canada è a Vinitaly con una delegazione dei rappresentanti dei principali monopoli provinciali canadesi di vino, in collaborazione con ICE- Agenzia. Dalla Russia sono state scelte due tipologie di buyer: importatori top con fatturati alti e aziende di dimensione più piccole. Per gli operatori provenienti dalla Cina, ci siamo concentrati su città di prima fascia come Pechino e Shanghai, ma abbiamo coinvolto anche aziende provenienti da città di seconda fascia, come Chengdu, e terza, come Foshan”.
 
La recente costituzione della società Verona Parma Exhibition (VPE) ha dato il via, inoltre, alla nuova iniziativa fieristica WI.BEV per le tecnologie del beverage ed alla acquisizione del 50% delle quote di Bellavita Expo, società che promuove eventi nel food e ora anche nel wine in paesi quali Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi, Germania, Stati Uniti d’America, Canada Messico e Thailandia.
 
Infine, attraverso la propria controllata Veronafiere do Brasil, nel mese di febbraio di quest’anno Veronafiere spa ha annunciato inoltre la nuova iniziativa fieristica Wine South America (dal 26 al 29 settembre 2018 a Bento Concalves, Rio Grande do Sul) che guarda a tutto il Sud America vitivinicolo. Un “beige book” di iniziative che si ripromette sotto il brand Vinitaly di alzare la percentuale di export del vino e dei prodotti agroalimentari made in Italy, aumentando soprattutto la quota in valore e non solo la quantità.

Indagine Vinitaly/Wine monitor: il futuro dei mercati, i mercati del futuro più est e meno Europa, la migrazione dei consumi di vino nei prossimi 5 anni

Alla presentazione del 52° Vinitaly moderata dal giornalista Luciano Ferraro, oltre al presidente Danese e direttore generale Mantovani, sono intervenuti: Andrea Olivero, viceministro del ministero delle Politiche agricole, Michele Scannavini, presidente di ICE-Agenzia, Federico Sboarina, sindaco di Verona, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, e Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor.

• L’Italia cavalca e trascina l’onda dei consumi di sparkling nel mondo: +240% in 10 anni, contro media mondiale a +50%
• Italia leader in 16 mercati mondiali, contro 29 della Francia. Nel Sud del mondo (più Cina) però ha un peso ancora marginale, con quote di mercato sotto il 10%
• Nei prossimi 5 anni il forecast ci premia in Cina (+38,5%), Russia (+27,5%), Usa (+22,5%) e Giappone (+10%). In stagnazione UK e Germania
 
Dalla bottiglia al centro della tavola a bene voluttuario, da abitudine a strumento di costume, da bevanda storica del Vecchio Continente a simbolo globale del lifestyle, che crescerà ulteriormente ma in gran parte fuori da dove è nato. Il vino nel mondo è cambiato e lo farà ancora di più nel prossimo quinquennio.
 
Una second life del principale asset del nostro export agroalimentare (quasi 6 miliardi di euro il valore esportato nel 2017) che i produttori dovranno coltivare sì in vigna ma anche sui mercati, nel marketing, nelle praterie digitali. È lo scenario articolato dall’Outlook “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro” di Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, sotto la lente oggi a Roma alla conferenza stampa di presentazione della 52a edizione rassegna scaligera, in programma a Veronafiere dal 15 al 18 aprile.

Qualche dato sul vino e Vinitaly

E in questo contesto anche il peso dei Paesi buyer cambierà inesorabilmente, con la geografia dei consumi concentrata sempre più oltre i confini europei. Con Cina e Russia, seguite dagli Stati Uniti, che da Est sono pronte far lievitare gli ordini (anche italiani), complice l’escalation del Pil pro-capite che nel Paese del Dragone è atteso in crescita addirittura del 10,6 per cento.
 
“Il futuro dei mercati, i mercati del futuro”: gli ultimi 10 anni e i prossimi 5 analizzati dalla ricerca Vinitaly-Nomisma.
 
Lo studio, presentato dalla principale rassegna al mondo dedicata al vino made in Italy, è partito dagli ultimi 10 anni per prevedere come si evolveranno i consumi nei prossimi 5 e per capire soprattutto chi ‘darà le carte’ tra i Paesi produttori in un mercato monstre, che per le sole cantine vale circa 31 miliardi di euro l’anno di export.

Il quadro che ne è emerso è in parte confortante e allo stesso tempo allarmante per l’Italia. Da un lato infatti c’è la locomotiva-vino del Belpaese che si è fatta sempre più strada negli ultimi 10 anni, con una crescita tendenziale in valore (+69%) doppia rispetto a quella francese e con 16 Paesi dove il tricolore è market leader (ma la Francia ne ha 29); dall’altra invece c’è una lontananza siderale dai mercati del futuro, quel Sud del mondo (più la Cina) in cui il nostro share di vendite non raggiunge mai – o quasi – la doppia cifra.

Il posizionamento del vino nel mercato: ne parliamo a Vinitaly 2018

“Motivi strutturali, geopolitici, ma anche di marketing e commerciali – ha spiegato il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –, siamo ancora troppo poco organizzati e decisivi nel posizionamento di un prodotto il cui vero discriminante sarà sempre più quello del prezzo e non del volume, che non è certo illimitato.
 
Oggi per sopperire al nanismo delle nostre imprese e per penetrare nei mercati più lontani da noi sul piano delle affinità culturali serve un brand ombrello e una struttura qualificata in grado di accompagnare nel mondo non le singole aziende ma tutto il made in Italy enologico con modalità aggregative”.
 
Per il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani: “Dobbiamo essere in grado di cavalcare alcune tendenze che ci favoriscono, come quella sparkling dei consumi mondiali, che è stata l’arma vincente degli ultimi anni, con una crescita nel decennio del 240% a fronte di una media mondiale sul segmento ferma a +50%.
 
Con Vinitaly lavoreremo sempre di più fuori dai confini nazionali, anche in stretta collaborazione con ICE-Agenzia, perché siamo e restiamo convinti che solo attraverso un progetto di promozione di sistema oggi sia possibile per il vino italiano crescere in valore”.
 
Il futuro dell’ecosistema-vino italiano: le previsioni di export al 2022 Stazionari la Germania e il Regno Unito, dove incidono negativamente età media e Brexit; in leggera crescita il Giappone, grazie all’imminente accordo di libero scambio; in ulteriore incremento nell’ordine Cina, Russia e Stati Uniti, veri player della crescita dei consumi grazie a fattori congiunturali considerati decisivi: aumento dell’upper class (fino al 25% della popolazione in Russia), tasso di urbanizzazione (arriverà al 63% in Cina) e Pil pro-capite in forte aumento.

Previsioni positive per il mercato del vino

L’ecosistema-vino dei prossimi 5 anni, indagato dallo studio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, restituisce un quadro positivo dei trend delle vendite a valore, anche se con meno impennate rispetto al recente passato in 6 mercati top del mondo (64% dell’intero valore dell’export italiano).
 
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini “Accanto alla «premiumization» si prevede l’accentuarsi di tendenze di fondo legate ai consumi di vino, come la forte crescita dei consumi di sparkling e sempre più legati a modalità di consumi in linea con i cambiamenti socio- demografici, che confermano l’aumento del consumo di vino conviviale da parte di giovani. Un’altra variabile – ha concluso Pantini – è data dagli accordi di libero scambio, che sin qui stanno avvantaggiando notevolmente Australia e Cile, specie in Cina, Giappone e Sud America”.
 
Per l’Italia, che presenta variazioni complessivamente in linea con la domanda generale di vino, il forecast a 5 anni presenta una media di crescita in valore dello 0,5% annuo in Germania e dell’1% nel Regno Unito (valori leggermente inferiori al mercato).

Il vino all’estero

Va meglio in Giappone, dove il trend delle vendite dovrebbe crescere nell’ordine del 2% l’anno e ancora di più nel principale mercato per il vino italiano, gli Usa, con variazioni previste attorno al 4,5% annuo e un incremento medio ipotizzato da qui al 2022 del 22,5%. Infine i 2 mercati top a maggior tasso di crescita, con la Russia che dopo la crisi del Rublo ha ripreso a volare (+27,5%) e la Cina, su cui si ipotizza un incremento nell’ordine del 38,5%.
 
L’analisi previsionale (forecast) di Nomisma Wine Monitor su consumi ed import di vino nel prossimo quinquennio è stata realizzata attraverso l’implementazione di un modello complesso che comprende dati e informazioni qualitative (consumer insight e stakeholder consultation) e quantitative (variabili economiche e socio-demografiche) derivanti da fonti statistiche (pubbliche e private) e literature review.
 
Vinitaly 2018 I vini italiani
 
Leggi anche “Consumi in crescita per il consumo di vini italiani nel 2017
 

Foto concesse da Vinitaly


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