Aumento dei costi, calo degli export del vino italiano: una crisi annunciata?

Il settore vitivinicolo italiano si trova ad affrontare un difficile percorso, caratterizzato da una serie di sfide che minano la competitività delle imprese e mettono in discussione la sostenibilità del comparto nel lungo termine. Secondo Luca Rigotti, presidente del settore Vino di Confcooperative, il costo del denaro e l’aumento dei costi delle materie prime per il vino italiano sono tra i principali ostacoli che influenzano sia la produzione che il consumo.

Gli effetti dell’aumento dei costi delle materie prime si riflettono chiaramente sui bilanci delle aziende, con un’impennata dei prezzi degli imballaggi come legno, sughero e soprattutto vetro, quest’ultimo registrando un aumento superiore al 50% negli ultimi quattro anni. La crisi nella logistica mondiale, a causa dei ritardi nelle forniture e degli aumenti di prezzo, sta mettendo a dura prova la sostenibilità economica delle aziende vinicole.

export vino italiano

Secondo uno studio Censis presentato durante una conferenza stampa organizzata da Confcooperative Fedagripesca, gli imballaggi di legno per il settore del vino sono lievitati del 28,2% fra il 2020 e il 2023, mentre il sughero del 14,8% e gli imballaggi di carta del 31,7%. Tuttavia, si osserva una tendenza alla riduzione dei prezzi degli imballaggi di legno e carta fra il 2022 e il 2023, mentre i prezzi del vetro e delle bottiglie continuano a salire.

Rallentamento dell’export e sfide globali

L’export rappresenta un pilastro fondamentale per il settore del vino italiano, ma negli ultimi mesi si è verificato un rallentamento significativo, influenzato da eventi come la crisi del canale di Suez e atti di terrorismo che hanno disturbato i flussi commerciali. Paesi chiave come il Vietnam, la Corea del Sud, la Thailandia e l’Australia hanno registrato una riduzione sostanziale negli acquisti di vino italiano nel 2023, segnalando una tendenza preoccupante che minaccia di compromettere gli sforzi di penetrazione nei mercati esteri.

Secondo i dati presentati durante la conferenza stampa, la domanda estera ha mantenuto un segno positivo fra il 2019 e il 2023, con un incremento del valore esportato del 20,8%. Tuttavia, solo nell’ultimo anno si registra un segno negativo, seppur inferiore al punto percentuale (-0,8%). La crescita dell’export verso l’Europa è stata del 25% nel periodo considerato, ma si è assistito a una riduzione della domanda in altre aree del mondo, come l’Africa, le Americhe e l’Asia.

Una contingenza non favorevole all’export di vino italiano

Anche in questo caso la visione retrospettiva e di più lungo periodo propone un andamento decisamente favorevole per il vino rispetto al momento contingente. Fra il 2019 e il 2023, all’incremento dell’export verso l’Europa, pari al 25%, si associa un forte aumento del valore esportato in Africa (51,6%, sebbene su basi quantitative modeste), nelle Americhe (+15,4%), in Asia (+9,6%) e in Oceania (+11,7%). Complessivamente, nei cinque anni considerati il valore del vino esportato è cresciuto del 20,8%.

Ma se si osservano i dati dal punto di vista del potenziale di copertura dei mercati e di nuove opportunità da cogliere o di situazioni da consolidare in altre aree del mondo, non è difficile scorgere una recente deriva negativa proprio su quelle destinazioni che stavano acquistando una dimensione interessante.

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Rallentamenti dell’export del vino: analisi dal 2019 al 2023 

Gli ultimi mesi del 2023 sono stati contrassegnati da gravi eventi di natura terroristica che hanno coinvolto il trasporto commerciale via mare, nelle tratte basate sul passaggio del Mar Rosso e del Canale di Suez. Lo scenario incerto che si è venuto a creare nell’area mediorientale ha avuto un immediato contraccolpo sui costi e i tempi del trasporto, frenando la domanda di merci nel traffico fra Occidente e Oriente, costringendo alla revisione delle rotte e obbligando alla traversata attraverso il Capo di Buona Speranza. Il settore del vino e le sue esportazioni, non sono rimasti al riparo da questi eventi, e il dettaglio di ciò che è avvenuto in alcuni paesi conferma la perdita di spazi di mercato di recente conquista.

Il Vietnam, ad esempio, è passato dai 12 milioni di euro di vino acquistato nel 2019 ai 25 milioni del 2022, per poi ridurre a 16 milioni l’acquisto nel corso del 2023 (-33,9%). La Corea del Sud era passata da una domanda di 33 milioni del 2019 ai 76 milioni del 2022; nel 2023 l’importo è sceso a 51 milioni (-32,5%). Un andamento analogo si ritrova per gli acquisti della Thailandia: 11 milioni nel 2019, 24 milioni nel 2022, 18 milioni nel 2023 (con una riduzione sull’anno precedente pari al 24,6%). Anche l’Australia ha ridotto la spesa in vino italiano: pur passando da 63 milioni di vino acquistato nel 2019 agli attuali 73, nei fatti fra il 2022 e il 2023 si è registrato un decremento di oltre di 9 milioni (-11,2%).

In sintesi, se si guarda alla variazione totale dell’export fra il 2022 e il 2023 – pari allo 0,8% in meno e corrispondente a circa 64 milioni di euro – si coglie solo una parte dell’impatto che si è concretizzato fra un anno e l’altro.


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