La ristorazione collettiva scende in piazza contro i rincari

Una protesta necessaria per un pasto giusto: ha avuto luogo questa mattina, a Roma, la straordinaria manifestazione nazionale che ha interessato tutto il comparto della ristorazione collettiva.

Una manifestazione contro inflazione e crisi del personale della ristorazione collettiva

Le aziende della ristorazione collettiva, dopo aver scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, scendono in piazza per lanciare il loro grido d’aiuto. Quello che chiedono è un intervento tempestivo da parte del Governo sui costi del settore. Nonostante le discussioni avvenute ad ogni livello fino ad oggi, da parte del Governo non è stato fatto nulla per scongiurare la crisi di questo settore.

Le sigle che rappresentano il settore annunciano che c’è il rischio concreto di erogare un pasto ridotto,  nelle mense di scuole e ospedali a partire dal giorno della manifestazione.

ristorazione collettiva

Le sigle di settore alzano la voce 

«Non possiamo che scendere in piazza per far sentire forte la nostra voce» sostiene il Presidente di ANIR Confindustria, Lorenzo Mattioli, «visto che non viene riconosciuta l’indicizzazione automatica dei prezzi all’inflazione registrata dall’ISTAT. Ad oggi, e ormai da troppi mesi, il 30% dei pasti erogati vengono pagati dalle stesse aziende che effettuano il servizio mensa. Una situazione insostenibile, più volte denunciata. Ma rispetto alla quale non abbiamo ancora visto alcun intervento concreto. Più volte ci siamo anche presi l’onere di fare proposte concrete e attuabili».

Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci Servizi lanciano l’allarme. L’obiettivo è mettere in evidenza i problemi dei livelli occupazionali del settore della ristorazione collettiva. Il settore impiega 150mila persone e fornisce quasi 1,5 miliardi di pasti all’anno. «Il piatto piange, rischiamo il punto di non ritorno. A rischio ci sono oltre 60mila occupati e 700 milioni di pasti.» Questo quanto dichiarano le imprese e le cooperative del settore a cui non sono riconosciuti i rincari a due cifre per i costi di energia, materie prime e generi alimentari.

A rischio i pasti nelle scuole e negli ospedali 

“Quella che può esplodere è una bomba sociale ed economica per le conseguenze sui lavoratori e sull’utenza molto spesso fragile. Parliamo di degenti in ospedale, in rsa e mense scolastiche. Già oggi, un pasto su tre, grava direttamente sulle casse delle imprese che stanno continuando a fare da banca allo stato. Per questo parteciperemo alla mobilitazione straordinaria, insieme alle altre sigle di rappresentanza del settore”.

«Abbiamo detto più volte, con chiarezza», conclude Mattioli, «che quello che le Istituzioni stanno attuando attraverso il nuovo codice degli appalti in materia di contratti pubblici è discriminatorio nei confronti di un comparto industriale, quello dei Servizi Pubblici, che non vede consentito ciò che è possibile al comparto dei Lavori Pubblici. Ovvero riequilibrare i contratti in essere alle condizioni imprevedibili sopravvenute come pandemia prima e inflazione ora. Proponiamo da tempo la soluzione ad un problema che interessa la sorte di circa 1000 aziende, di 120 mila lavoratori. L’80% sono donne. La nostra proposta consente di produrre e servire ogni anno circa 1,3 miliardi di pasti ogni anno».


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