Salumi: l’Italia diventa il primo Paese per l’export

A chi non piace un panino con “la mortazza”? O un toastone con prosciutto crudo? O dei grissini col crudo? Per non parlare di speak, culatello, coppa, pancetta… Il variegato mondo dei salumi italiani è uno dei settori che regala più soddisfazioni per l’export, dopo lo storico sorpasso nel 2016 della Germania rilevato da Ismea.

Salumi italiani: un po’ di numeri

Secondo una ricerca Censis presentata in occasione dell’assemblea degli Industriali della Carne e dei Salumi, quest’ultimi sono sempre più presenti nella dieta degli italiani, 51,6 milioni quelli che mangiano prodotti di carne suina, dai prosciutti alle salsicce, dai salami all’arista, mentre solo il 4% degli italiani dichiara di non aver mai mangiato questi prodotti nell’ultimo anno. I salumi sono “amati dai giovani, approvati dai genitori colpisce la trasversalità dei consumi tra le generazioni e le classi sociali”, come sostiene il direttore generale della Fondazione Censis Massimiliano Valerii. Insomma, i salumi sono un cibo per tutti.

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L’Italia si colloca al 16esimo posto nella graduatoria europea, con 19,9 Kg di consumo pro-capite all’anno: 25,6 kg in meno dei ciprioti, 16,5 kg in meno dei danesi, 15,2 kg in meno degli spagnoli e 12,9 Kg in meno della Germania. Quello italiani dunque è un modello di consumo responsabile, in quantità moderate che beneficia della buona qualità dei prodotti.

Con un valore complessivo di quasi 1,38 miliardi di euro, nel 2016, l’Italia ha conquistato la leadership mondiale per le esportazioni di preparazioni e conserve suine, superando la Germania.


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