Nuove soluzioni e tecniche ai disturbi alimentari

Walter Caputo

Walter Caputo

Chi ha letto il libro La pizza al microscopio conosce alcuni aspetti nutrizionali legati alla pizza. L’autrice, Luigina Pugno, è una psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo e spesso si trova ad affrontare disturbi alimentari originati da dinamiche psicologiche. Se la pizza di per sé può esser considerato un cibo sano, bisogna sempre vedere quali pizze mangiate, quante ne mangiate e – in generale – come vi alimentate e quanta attività fisica praticate. Dato che ci si può trovare a soffrire di un disturbo alimentare ed occorre spesso agire tempestivamente, ho posto alcune domande alla Dott.ssa Pugno che – insieme alla Dott.ssa Querin – ha avviato un nuovo trattamento per tali disturbi.

disturbi alimentari

Che cosa sono i disturbi alimentari?
Se definiamo la malattia come l’alterazione del funzionamento di un organo, allora possiamo definire il disturbo del comportamento alimentare (DCA) come l’alterazione del comportamento legato all’alimentazione. Tale alterazione può essere legata all’introito calorico, che può aumentare o diminuire eccessivamente, o alla qualità del cibo. Un’altra caratteristica che contraddistingue i disturbi alimentari è la ruminazione intorno a peso, forma del corpo e diete.

Si sente spesso parlare di “Binge Eating”: di cosa si tratta?
Il Binge Eating Disorder è un disturbo caratterizzato dalla presenza di “abbuffate” o episodi di alimentazione incontrollata: con questo termine si intende mangiare, in una quantità di tempo definita, ad esempio due ore, una quantità di cibo superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo, in circostanze simili. Un aspetto importante è la percezione della mancanza di controllo, cioè la persona sente di non avere il controllo su cosa e quanto mangia. A differenza della bulimia, nel Binge Eating non si verificano comportamenti di compenso inappropriati, (volti a prevenire l’aumento di peso), quali il digiuno, l’attività fisica eccessiva, vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici.

La psicoterapia può essere un rimedio per i disturbi alimentari?
L’intervento più adeguato per una corretta presa in carico del disturbo alimentare è un trattamento integrato e multidisciplinare che prevede la collaborazione di professionisti diversi, medico-nutrizionista, psicologo, eventualmente psichiatra. All’interno di tale intervento, la psicoterapia rappresenta senz’altro un utile strumento che consente di sviluppare progressivamente una maggiore consapevolezza di sè, dei propri stati fisici, pensieri ed emozioni, nonché del modo in cui ci si relaziona con se stessi, con il proprio corpo e con il cibo.

Esistono nuove tecniche?
La tecnica più recente e che sta dando buoni risultati è la Mindful Eating. La mindfulness è una tecnica di meditazione utilizzata come terapia complementare (ma non solo), che ha come focus il diventare consapevoli di sé a livello corporeo, emotivo e di funzionamento mentale, e il cambiare il modo con cui una persona si relazione con le proprie emozioni, sensazioni fisiche e pensieri. La Mindful Eating è la mindfulness applicata ai disturbi alimentari con meditazioni ad hoc, che vanno a lavorare su: ruminazione, vergogna, perdita di controllo, regolazione emotiva, capacità di resistere all’impulso, attivazione delle risorse personali, per citare alcuni punti. Un’altra tecnica che usiamo nei nostri gruppi è l’ipnosi. L’ipnosi è utilizzata da almeno due secoli, ma usarla in associazione con altre tecniche è innovativo.

Per quale motivo è opportuna una terapia di gruppo piuttosto che una diretta al singolo individuo?
In realtà i due interventi possono essere portati avanti in maniera parallela. Il percorso di gruppo è mirato al disturbo alimentare attraverso l’apprendimento di strumenti e competenze volte alla gestione dei sintomi: ciò consente di potersi dedicare, nel trattamento individuale, alla storia e ai vissuti personali dell’individuo. Inoltre all’interno del gruppo sono favoriti il confronto, la condivisione e il supporto reciproco, con ripercussioni benefiche sul trattamento.


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