La Val di Neto è una realtà che accende il futuro della viticoltura

Luca Gardini

Luca Gardini

In una realtà che si sta muovendo – nonostante il periodo pandemico ne abbia, inutile negarselo, rallentato l’abbrivio – verso il consolidamento di un trend di crescita del tutto inedito, spicca la Cantina Val di Neto. Questa cantina è una di quelle realtà che fanno accendere sul futuro della viticoltura calabrese riflettori di reale interesse, non solo nazionale.
Siamo sulle fasce collinari della bassa valle del fiume Neto, a sud di Cirò e a due passi da Crotone.

La storia della Val di Neto

Realtà e leggenda, peraltro, sono inscindibilmente mescolate nella ricostruzione storica degli esordi della viticoltura calabrese, in particolare in questa zona. La leggenda narra che gli Achei, veterani della guerra di Troia, approdarono dopo lunghe peripezie nella regione dove il fiume Neto si getta nel mare Ionio.

Le donne furono subito rapite dalla bellezza del luogo. Estenuate dal troppo navigare decisero di bruciare le navi che li avevano portati fin lì. Fu così che i militari si dovettero stabilire nel territorio di Crotone. Ecco che allora diedero al fiume Neto il nome che in greco significa “velieri incendiati”.
Dopo i travagliati esordi, si accorsero che il territorio scelto, il cui epicentro era la città di Petelia, era perfetto per la coltivazione della vite. In particolare notarono che era perfetto per la varietà Aminea, il rarissimo e pregiato “vino degli Dèi” di cui purtroppo si sono perse le tracce.

Quello che è certo è che i coloni greci, arrivati nell’VIII secolo in quella che ribattezzarono Enotria, intuirono le potenzialità della terra, piantandovi viti e dando il via ad una rinomanza tuttora intatta, nella quale attecchisce anche il lavoro della cantina sociale Val di Neto, che fin dalla metà degli anni ’60 contribuisce a conferire identità peculiare alla viticultura del Marchesato Crotonese.
Successivamente alla crisi economica della fine degli anni ’90, il prezioso lavoro svolto viene recuperato dall’ing. Nicola Cappa, che attraverso la Val di Neto srl si impegna a rilevare la vecchia struttura di Scandale, riunendo attorno a sé i principali produttori di uve locali.

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Gli obiettivi della Cantina Val di Neto

L’obiettivo è di mantenere salda l’antica identità territoriale, proseguendo sulla strada dell’innovazione tecnologica.
Gli attuali 20 ettari di proprietà, distribuiti in una zona vasta (che conta 170 ettari totali) ovverosia quella della Azienda Agricola Cappa, sono caratterizzati dalle grandi peculiarità pedoclimatiche, particelle quasi in riva al mare, quindi con suoli a prevalenza sabbiosa, terreni compatti e molto fertili dell’entroterra, scuri, ricchissimi di materia nutritiva, in cui risulta decisiva la gestione della campagna e un utilizzo sapiente della coltivazione più diffusa, che è attualmente il cordone speronato.

Ecco quindi che prende piede la scelta di vinificare ogni particella separatamente, e poi procedere alla composizione di “vinaggi”, oculata scelta intrapresa anche ai nostri giorni, ed una delle accuratezze di produzione che permettono a Cantina Val di Neto di realizzare una linea di vini di grande qualità media, proposti tra l’altro, e non è mai caratteristica sottovalutabile, ad un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Alcuni dei migliori assaggi del Sommelier Luca Gardini

Calabria IGT Bianco Kalypso 2020
Un eccellente blend Chardonnay/Malvasia/Sauvignon di notevolissimo spessore gustativo. Vigneti coltivati a cordone speronato, pompelmo rosa al naso, tocchi di ananas e rosmarino, bocca dalla bella sapidità e iodatura, con finale persistente.

Melissa Rosso Superiore DOC Mutrò 2016
Dalla zona di Mutrò, a sud di Cirò, un blend ¾ Gaglioppo e ¼ Greco Nero, un vino affinato parte in acciaio parte in barrique dall’estratto possente ed elegante al palato. Naso di more e mirtilli, tocchi di macchia mediterranea, chiusura su toni di spezie dolci. Bocca tesa e densa, tannini sapidi, finale con ritorno fruttato.

Val di Neto IGT Rosso Arké 2018
Altro ispirato Blend a base di Aglianico (55%), Gaglioppo e Greco Nero, affinato per 6 mesi in piccole botti di rovere francese, è un vino dal naso di piccoli frutti rossi, lampone e ribes, con accenni di maggiorana, per chiudere con note di noce moscata. La bocca è densa e compatta, i tannini sapido-salati, il finale con ritorno fruttato-speziato.

Calabria IGT Rosato Amistà 2020
Un rosato da Gaglioppo di fortissima caratura, a partire dal bellissimo colore, rosato brillante, naso di chinotto, poi ciliegia, timo cedrino, un tocco salmastro, bocca con bella spalla acida, ritorno fruttato-officinale e finale persistente.

Calabria IGT Rosso Neaithos 2020
Anche sul versante dei “tagli” la mano di Val di Neto è decisamente brillante. Gaglioppo, Cabernet Sauvignon e Merlot in un assemblaggio che assomiglia solo a sé stesso, naso di ribes rosso, tocchi di maggiorana, finale con tocchi di sottobosco, bocca succosa, salmastra, persistente.

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