Talento chiama talento: camerieri e chef che fanno la differenza

Enrico Spinelli

Enrico Spinelli

Non è sempre facile riconoscere il talento in un collaboratore, visto e considerato che spesso può essere davvero molto ben nascosto. Ma cosa è il talento? E come lo possiamo utilizzare a nostro vantaggio?

Il talento è una dote naturale. Un’attitudine individuale, qualcosa che identifica la persona che lo possiede. Una capacità particolarmente sviluppata di fare la differenza. Il talento è tutto questo.

Ma è anche responsabilità: da parte di chi lo detiene e da parte di chi deve allenarlo. Perché il talento è un qualcosa che, se ben coltivato, si può trasformare in vocazione perché matura, cresce con l’esperienza e non invecchia mai. E soprattutto, quindi, si allena. Poi, quando il talento in sala o in cucina si mette finalmente a disposizione del ristoratore, tocca a quest’ultimo capire e scegliere come mandarlo “in campo”.

talento

Altrimenti diventa un’arma scarica! Come scovare il talento?

E allora facciamo nostro un determinato tipo di atteggiamento produttivo: come disse qualcuno di molto saggio, “per fortuna che nella vita c’è sempre qualcuno che ne sa più di me”. L’obiettivo quindi, per crescere ed evolversi, è quello di riuscire a circondarsi di persone che giocano ad un livello superiore a quello a cui siamo abituati. Come si riconosce il talento? Lo si può vedere nei piedi, nelle gambe, nelle braccia e nella testa di chi riesce ad esprimersi professionalmente ad un livello superiore al nostro.

Il collaboratore ideale sa bene che quando sei il primo della classe, devi cambiare classe per evolvere il tuo talento. E allora, l’imprenditore deve fare in modo che quella classe superiore sia il suo locale. Il collaboratore di talento è qualcosa di molto importante, sotto molti aspetti: il suo know how fa bene a chi lavora a stretto contatto con esso, innesca un circuito di apprendimento collettivo, di sana competizione, di stimolo a crescere, che non può che far bene all’intero gruppo di lavoro.

Pensa al talento, attira il talento

Inoltre il talento attira talento: un candidato ambizioso, preparato, che ha voglia di crescere professionalmente e di imparare il più possibile, è quello che tutti i ristoratori devono augurarsi di trovare. Questo tipo di risorsa è attratta dal fatto che in un gruppo di lavoro possa riconoscere personale super professionale, super affidabile, super… talentuoso, qualcuno da prendere ad esempio e che nel sistema di un locale venga riconosciuto e valorizzato.

Così si genera un circolo virtuoso e perfino vincente. E alla fine non vince mai solo il singolo: vince l’intero team. Vince il ristoratore. Vince il suo locale e il suo business. E allora, anche e soprattutto in un momento come questo, la morale è una e una sola: questo settore non può limitarsi ad assumere personale “a pelle”, “di pancia”, o per mancanza di valide alternative; anche la ristorazione merita personale qualificato e professionalizzato.

camerieri e chef

Trovare collaboratori affidabili e di talento è difficile? È vero. Ma occorre approcciare la questione dal lato giusto, e cioè quello delle Risorse Umane. Quelle “ideali”: quelle che davvero farebbero fare il salto di qualità ad un progetto ristorativo. 

Ma cosa cercano questi collaboratori ideali?

In primis, in fase di colloquio, impariamo a proporre sempre e comunque non una semplice proposta lavorativa, ma un importante progetto di lavoro. Come diceva qualcuno, “le parole sono importanti”.

E il modo in cui le usiamo, la scelta terminologica che compiamo, può stimolare positivamente il tipo di candidato motivato e ambizioso.

Quando andiamo a valutare il prossimo cameriere o cuoco, poi, diamo la giusta importanza alle sue soft skills: il settore della ristorazione si regge sulle persone, e la corretta valutazione del candidato non può non partire dalla piena considerazione delle sue predisposizioni, dei suoi pregi e dei suoi difetti. Il tutto da parametrare sempre all’identità del progetto lavorativo in cui verrà inserito. In tal senso, applicare correttamente lo strumento dell’analisi SWOT, di cui ho parlato nel precedente numero, può essere di grande aiuto.

Il candidato ideale è ambizioso e vuole crescere professionalmente: occorre prospettargli una situazione che premia l’impegno e il talento, e che preveda la formazione come un punto imprescindibile dell’attività lavorativa. 

Altra domanda fondamentale da porsi è questa: i collaboratori sono in assonanza con il brand del locale?

Soft skills e competenze, sono in linea col tipo di prodotto proposto? L’azienda veicola un’etica lavorativa o del prodotto in sintonia con quella del candidato? È importante, perché il collaboratore ideale vuole sentirsi parte integrante di un progetto, e bisogna fare in modo che questo venga percepito dalle persone che lavorano in un ristorante.

Perché, al fine di aumentare possibilità di fidelizzare i membri del team ad un locale, la condivisione di una medesima mission aziendale è fondamentale. Infine una riflessione: in ogni impresa di questo mondo, a fare la differenza, a far girare i numeri, sono sempre e comunque le persone. E le imprese ristorative hanno bisogno di personale qualificato non solo per rimanere ad un livello di competitività alto, ma anche per far alzare l’asticella, quotidianamente, a tutto il progetto ristorativo.

Ecco perché il talento attira talento. Ma il ristoratore, naturalmente, deve metterci del suo: creare l’ambiente lavorativo adatto che sappia valorizzare motivazione, predisposizione e talento.

Il compito del ristoratore è anche questo.  


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